
Il convitto all’interno dell’istituto Agrario dove vive il 15enne che martedì nel tardo pomeriggio è stato aggredito e accoltellato da una decina di coetanei, tutti identificati e denunciati
Medicina, 19 aprile 2025 – “Mio figlio è un miracolato”. Non usa giri di parole la mamma del quindicenne medicinese, studente dell’Itaer di Forlì, ferito gravemente a colpi di machete da una baby gang a Cesena pochi giorni fa. La famiglia dell’adolescente, che si è rivolta all’avvocato penalista Gabriele Bordoni del Foro di Bologna, è ancora sconvolta per quanto accaduto. Proseguono serrate, intanto, le indagini dei carabinieri di Cesena per ricostruire i contorni dell’aggressione feroce: mentre dieci minorenni sono già stati identificati dai militari, nella giornata di ieri è stata a lungo sentita la vittima. Le sue condizioni, durante il ricovero all’ospedale Bufalini e grazie a un primo, delicato intervento chirurgico, sono per fortuna in miglioramento. A preoccupare, sin da subito, era stato proprio il profondo sfregio, al viso, che secondo i medici sarà permanente.
Innanzitutto, come sta suo figlio?
“Il mio ragazzo è un miracolato, e lo siamo anche noi come famiglia. Per fortuna ha avuto la prontezza di coprirsi la faccia con una mano, altrimenti a quest’ora non saremmo qui a potergli parlare, ma saremmo al cimitero della Certosa a far volare in aria palloncini bianchi. È stato lo stesso chirurgo a dirci che coprirsi con la mano gli ha salvato la vita: se non lo avesse fatto il fendente che gli è arrivato al volto gli avrebbe reciso la carotide che, insieme alla giugulare, è una delle arterie vitali del corpo”.
Le indagini intanto stanno proseguendo rapidamente.
“Su questo al momento non ci sentiamo di dire nulla. È chiaro che andrà fatto di tutto, da parte degli inquirenti, affinché la situazione venga chiarita e approfondita in ogni suo aspetto. Noi ci siamo rivolti al legale Gabriele Bordoni che ci assisterà. Nulla potrà comunque mai dare una spiegazione e nemmeno una giustificazione a una brutalità di questo genere”.
Eppure parliamo di adolescenti.
“Mio figlio è stato aggredito con una violenza e una ferocia talmente inaudite che nulla potrà giustificarle. Non ci possono essere spiegazioni o motivi di alcun tipo che supportino un gesto così brutale. Ripeto che se mio figlio non si fosse difeso con la mano a quest’ora probabilmente sarebbe morto e questo fa capire meglio di tutto la gravità dell’aggressione di cui è stato vittima. E proprio in merito a questo, però, terrei ad aggiungere una cosa. Va fatto di più, molto di più per i giovani di adesso, per questi ragazzini del mondo d’oggi”.
Come si può intervenire secondo lei?
“Vanno fatte campagne di sensibilizzazione mirate, sostenute dalle istituzioni. Bisogna che si trovi il modo di supportare, anche ascoltando i ragazzi, questo enorme disagio che portano dentro di sé. Vanno aiutati e questo potrebbe essere un primo, importante passo, per provare a farlo. C’è troppa rabbia dentro a queste giovani generazioni”.
Da dove arriva?
“Se la portano dietro, forse la nascondono e poi pensano di sfogare questa rabbia nella violenza, nella ferocia. Pensano forse che con questa violenza si possa risolvere tutto, ma purtroppo non è così e non può continuare a funzionare in questo modo. Tutti andrebbero sensibilizzati alla non violenza, ma anzi a chiedere aiuto quando ne hanno bisogno per un qualsiasi motivo. Devono sapere che possono chiedere aiuto e che chiederlo è giusto”.