Aggressioni a Bologna: donne nel mirino, ecco la mappa della paura

Cosa raccontano i casi di cronaca più recenti: Bolognina e zona universitaria le aree più pericolose. Ma le forze dell’ordine vigilano

Sono tante le zone in cui le ragazze  sono costrette a guardarsi le spalle

Sono tante le zone in cui le ragazze sono costrette a guardarsi le spalle

Bolognina, 1 settembre 2022 – Bolognina e Navile. La zona universitaria. A volte il centro storico. Sono le zone della città in cui una ragazza sola, di notte, ma a volte anche in pieno giorno, spesso si trova a dover accelerare il passo e a guardarsi dietro le spalle. Sono le zone ’rosse’ della città per le violenze subite da parte di estranei, che si aggiungono naturalmente alle numerose violenze denunciate in città e avvenute tra le mura domestiche (la netta maggioranza, circa l’80%) e che si registrano purtroppo un po’ dappertutto, senza una zona più nel mirino rispetto ad altre.

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E mentre ieri l’altro al funerale di Alessandra Matteuzzi, assassinata a martellate dall’ex compagno Giovanni Padovani, il sindaco Matteo Lepore ha anticipato che l’amministrazione è al lavoro su una mappa delle zone meno sicure della città per le donne, i fatti di cronaca di queste ultime settimane e degli anni scorsi danno già un’idea. La maggior parte delle aggressioni e delle violenze sessuali a donne da parte di sconosciuti, in città, sono avvenuti per lo più nelle zone nei pressi della Stazione, in Bolognina, nel quartiere Navile, oppure in zona universitaria. È quest’ultima in realtà la più ’segnalata’ alle forze dell’ordine, per lo più polizia e carabinieri, da donne che si sentono in pericolo; ed è qui che, neppure due settimane fa, un a turista finlandese di vent’anni è stata aggredita e stuprata da due uomini, uno dei quali ora si trova in carcere.

Sebbene infatti solitamente valga la regola per cui di notte è bene non girare in zone poco frequentate o molto buie, magari nei pressi di un parcheggio, di uno spiazzo o di un parco pubblico isolato (come accadde a fine 2018 e sei mesi dopo, nel 2019, alle vittime di Orianderson Venturi, che furono aggredite e trascinate l’una nel parchetto di via Parri, l’altra in quello dell’ex Dopolavoro ferroviario in via Serlio, poi stuprate dall’uomo che ora è stato condannato), avvertono anche le forze di sicurezza, la zona universitaria a Bologna fa un po’ politica a sé. Questo perché è molto frequentata da persone non di rado alterate da alcol o stupefacenti e circondata da vicoletti – si pensi all’ex Ghetto ebraico – in cui i presidi delle forze dell’ordine, per lo più fissi nelle piazze centrali della movida, non sempre riescono ad arrivare in tempo. Prima del caso della giovane finlandese, infatti, altri interventi per violenze sessuali tentate o consumate sono stati richiesti ad agenti o militari; l’anno scorso i carabinieri della Bologna centro, per esempio, identificarono e denunciarono due uomini accusati di avere stuprato, in due distinte occasioni, due studentesse, entrambe straniere (una tedesca, l’altra spagnola), in via Zamboni. I processi a loro carico per quelle violenze sono tuttora in corso.

 

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