Nella programmazione musicale, la Settimana Santa stimola per consuetudine una particolare attenzione al repertorio sacro sinfonico-corale. La Cappella musicale di Santa Maria dei Servi propone domani alle 21 una grande composizione di Ludwig van Beethoven: la ’Messa in Do maggiore’, di rara esecuzione perché schiacciata nella considerazione di pubblico e critica dalla monumentale ’Missa Solemnis’ che l’autore compose quindici anni dopo. I quattro i solisti di canto (il soprano Bing Bing Wang, il contralto Antonella Colaianni, il tenore Ugo Tarquini, il basso Alberto Bianchi), l’organista Roberto Cavrini, il coro e l’orchestra dei Servi saranno diretti come di consueto da Lorenzo Bizzarri.
Maestro, è un debutto per voi?
"Sì, ma procrastinato di due anni! Eravamo pronti per il 2020, l’anno beethoveniano, quando il Covid ci ha bloccati. Abbiamo rilanciato il progetto quest’anno, sperando in maggior fortuna. E sono ora felicissimo di poter festeggiare i miei vent’anni esatti di direzione della Cappella dei Servi proprio con questo capolavoro".
Non è un azzardo affrontare musica così complessa?
"Certamente è un impegno grandissimo: per il coro, per l’orchestra e per me. Ma è un po’ nella tradizione dei Servi darsi progetti ambiziosi, a soddisfazione nostra e del nostro pubblico. Quando negli anni ’70 si tentò per la prima volta ’Il Messia’ di Händel, sembrava una follia, ma diventò poi il classico appuntamento natalizio. E la ’Grande Messa in Si minore’ di Bach, qui eseguita molte volte, non è certo più agevole di questo Beethoven così raro all’ascolto".
In cosa si caratterizza?
"È musica molto ispirata, a partire dal ‘Kyrie’ iniziale: una preghiera che si eleva continuamente verso l’alto per poi raccogliersi e di nuovo elevarsi. Davvero simbolica ed efficace, in questo periodo quaresimale".
Marco Beghelli
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