"Al liceo ho avuto un santo come professore"

Padre Marella è stato docente di filosofia al ‘Varrone’, a Rieti, frequentato dal giornalista di Fucecchio

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"Ho avuto come professore di filosofia un santo. Sì, un santo". Così Indro Montanelli, uno fra i più noti giornalisti del Novecento, ricordava padre Marella, che da ragazzo ebbe come insegnante di Filosofia al liceo Varrone, a Rieti. "A Bologna lo conoscono tutti, ma non solo lì. Lo si vedeva per le strade a mendicare, completamente dedicato alla sua missione".

Quando era in cattedra a Rieti, Marella era un laico ("ma vestiva come un prete, con uno stiffelius che gli scendeva sotto le ginocchia, abbottonato fino alla gola e listato dalla striscia bianca di un colletto duro da clergyman"), dopo essere stato sospeso a divinis per le sue tendenze ‘moderniste’.

"Mi insegnò una cosa – ricorda il giornalista nel libro Indro Montanelli - Uno straniero in patria, di Giancarlo Mazzuca –: a vivere per gli altri e a prendere questa vita come un passaggio. Insegnamento che peraltro io non seguii. In un certo senso oggi lo invidio: è morto ignaro di se stesso, ignaro di essere santo. È morto ignoto a sé e agli altri. Un milite ignoto della Fede".

Nel 1996, la notizia dell’inizio del processo di beatificazione di padre Marella non coglie di sorpresa il "laico e liberale" Montanelli. Che, nella prefazione a Padre Marella, un prete accattone a Bologna, di Lorenzo Bedeschi, scrive: "Se in un caso simile questo sentimento non fosse quasi blasfemo, potrei dire che ne provo perfino una certa soddisfazione, perché della santità di don Marella mi sono accorto prima della Chiesa". Cioè sui banchi del liceo.

"Capimmo subito – ricorda Montanelli – che quello non era un professore come gli altri. Aveva qualcosa di diverso".

Durante un colloquio con Papa Giovanni XXIII, ricorda ancora il giornalista di Fucecchio, "gli chiesi, forse un po’ sfrontatamente, come aveva potuto la Chiesa non capire ciò che avevo capito io, laico e miscredente: che quello era un santo. ‘Eh – sospirò il Papa sorridendo – non ci siete che voi laici a credere e a pretendere che la Chiesa sia infallibile. Come tutte le organizzazioni terrene, anche la Chiesa qualche volte sbaglia’".

"Marella – ricordava ancora Montanelli, in un’intervista a Enzo Biagi – non c’entrava nulla con la scuola. La cultura gli importava poco: lui mirava più alla coscienza, alla moralità, in senso alto, non caporalesco, dei suoi giovani allievi. Aveva la grazia, era già un santo allora. Ho continuato a incontrarlo anche quando si trasferì a Bologna ed era diventato padre Marella. Era una compagnia beatificante".

Con il professor Marella, ammette Montanelli, "di filosofia imparai poco. Ma imparai a diffidare della Ragione e a percepire le cose, o almeno certe cose, al di fuori di essa".

l. o.

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