BENEDETTA CUCCI
Cronaca

Al Mast le periferie di Bourouissa

La nuova mostra ’Communautés. Projets 2005-2025’ con le opere dell’artista franco-algerino

La nuova mostra ’Communautés. Projets 2005-2025’ con le opere dell’artista franco-algerino

La nuova mostra ’Communautés. Projets 2005-2025’ con le opere dell’artista franco-algerino

Il lavoro del fotografo Mohamed Bourouissa è al centro della nuova esposizione proposta dalla Fondazione Mast e mostra una virata verso la rappresentazione del sociale, distaccandosi dai tradizionali progetti che esplorano l’impatto dell’industria sulla società, il lavoro e il paesaggio. Communautés. Projets 2005-2025, curata da Francesco Zanot, è la più ampia mostra personale dell’artista franco-algerino classe 1978 che parte da un approccio critico alle immagini dei mass media, spesso stereotipate, mettendo al centro delle sue fotografie, sculture e video dai linguaggi stratificati, persone lasciate "ai margini", al crocevia tra integrazione ed esclusione.

Il punto di partenza per il racconto dei suoi vent’anni di lavoro – che, come si vedrà attraverso le sale, ha seguito una bella e decisa evoluzione rimanendo fedele al concetto di comunità – può essere la foto La République del 2006, parte della serie Périphérique (2005-2008, il nome si riferisce alla tangenziale di Parigi) realizzata dopo le rivolte nelle banlieues francesi del 2005: fotografa una situazione di tensione e pericolo tra gli abitanti dei sobborghi di una città contemporanea, ma è frutto di una messa in scena che coinvolge amici, conoscenti e attori non professionisti. Bourouissa "mescola i codici della fotografia documentaria con quelli della tradizione pittorica occidentale" sottolinea Zanot, dal neoclassicismo al romanticismo di Delacroix, il cui dipinto La libertà che guida il popolo del 1830 riecheggia in questa foto che "riassegna un ruolo da protagonisti a coloro che sono stati esclusi dalle narrazioni dominanti della storia".

A proposito dei suoi esordi, Bourouissa, che ha studiato arte, ha frequentato diverse comunità, ha fatto graffiti: "Nella pubblicità degli anni Duemila queste persone della comunità araba non venivano rappresentate e ho deciso di iniziare a fotografare proprio per dare loro una rappresentazione". E prosegue: "Il giovane delle banlieue era rappresentato come un pericolo e oggi, dopo due decenni, è stato interessante riattualizzare la serie Périphérique con altri soggetti come l’influencer in Alyssia e la famiglia in Le Dinosaure, sempre per demolire gli stereotipi che l’informazione fornisce sul mondo arabo". Ogni serie pensata da Mohamed Bourouissa è davvero un punto di vista attento e sorprendente che decostruisce pian piano il mondo.

È così Horse Day (2013-2019) composto da foto-sculture, bozzetti e un film, che ribalta l’immaginario del cowboy e gli errori di pensiero "che hanno escluso intere comunità dalla cultura equestre americana attraverso il mito della conquista del West", spiega ancora il curatore Francesco Zanot. L’artista ha scoperto a Philadelphia, negli Usa, una scuderia sociale fondata nel 2004 dalla comunità afromaericana appassionata di equitazione, per offrire ai giovani del quartiere un’alternativa alla strada, e ha sviluppato nel 2014 una competizione-performance, trasformando il club in un luogo di espressione artistica.

Non meno visionario Shoplifters, progetto dello stesso anno: l’artista si appropria di foto di persone sorprese a rubare realizzate dalla telecamera di sorveglianza e appese fuori dal market dal proprietario, assolvendo tutti e denunciando la violenza e la miseria della società circostante. In mostra anche Hands, l’ultima serie del fotografo mostrata per la prima volta al Mast.