BENEDETTA CUCCI
Cronaca

Al Modernissimo con Bob Wilson. Il regista racconta il film che non c’è

Ieri incontro con il pubblico sul doc di Howard Brookner ’The Civil Wars’ per le Olimpiadi di Los Angeles

Bob Wilson, regista e drammaturgo,. ieri pomeriggio al Modernissimo

Bob Wilson, regista e drammaturgo,. ieri pomeriggio al Modernissimo

Al cinema con Bob Wilson, a vedere un film che ha rischiato di andare perduto, che racconta dell’unico spettacolo che il regista non ha mai portato a compimento. Succede una domenica di giugno nell’unico mondo dove una magia del genere può accadere, ovvero al Cinema Ritrovato. Ieri Wilson, che con la nostra città ha un legame storico grazie agli spettacoli messi in scena al Teatro Comunale (Relative Calm, Il Trovatore, Macbeth) è arrivato sotto le Due Torri per presentare ’Robert Wilson and the CIVIL warS’ di Howard Brookner, documentario che rappresenta un documento preziosissimo della sua pratica teatrale e del suo genio creativo, ritrovato grazie all’impegno del nipote Aaron Brookner e restaurato in 10 anni di lavoro. Wilson, 83 anni, non solo ha introdotto il film con i suoi ricordi, ma è restato al Modernissimo a vederlo. Un bel privilegio per il pubblico che ha così potuto ascoltare dalla sua voce come andò la vicenda di ’The CIVIL warS’, un’opera ’planetaria’ e storica che doveva essere presentata nella sua interezza di 12 ore, durante le Olimpiadi di Los Angeles del 1984. Ma non la finì mai e quando l’amico Brookner morì di Aids nel 1989, il film scomparve. "Nel 1979 – inizia il viaggio di Wilson – mi chiamò l’organizzatre delle Olimpiadi di Los Angeles 1984, chiedendomi se avrei voluto fare qualcosa, io accettai e iniziai a far ricerca su come erano le Olimpiadi nell’antica Grecia, quando c’erano competizioni civili tra atleti e artisti e pensai di far funzionare questa cosa in tutto il mondo, per celebrare il loro lavoro". E prosegue: "Negli anni sappiamo che le Olimpiadi sono diventate più famose per il sostegno agli atleti, alla parte sportiva, così nel 1979 ho pensato a un progetto che doveva essere una competizione civile, una guerra solo nel senso dell’imparare le cose di base, come un bambino che impara ad allacciarsi le scarpe". Ma le cose non andarono come si sarebbe aspettato: "Al tempo il capo del comitato olimpico Peter Uberroth – ricorda- era dell’idea che le Olimpiadi americane dovessero fare tantissimi soldi, a differenza di quelle di Monaco che avevano lasciato un grande debito, così mi offrì per il mio lavoro che avevo pensato su grandissima scala e di una durata di 12 ore, davvero pochi soldi. Addirittura doveva esserci un libretto temporale come programma, così chi avesse visto tutto lo spettacolo avrebbe potuto avere un aggiornamento costante sul tempo, sulle notizie dal mondo e ottenere informazioni... Insomma, alla fine provai a recuperare i soldi da solo, credendo di poter coinvolgere persone molto diverse tra di loro, per politica o religione, nella raccolta fondi". Le cose non funzionarono, lo spettacolo non si fece mai, ma Howard Brookner gli disse di voler documentare questo lavoro con un sottotitolo particolare, ’A tree is best measured when it’s down’, un modo dire che fu usato per Abraham Lincoln, "riconosciuto come grande leader solo dopo la sua morte, avendoci liberato dalla schiavitù tra le altre cose".