Omicidio Bologna, la ferocia dell'ex: Alessandra Matteuzzi colpita più volte alla testa

L'autopsia sulla donna. E dalla denuncia di lei emerge il terrore dei suoi ultimi giorni: "Controlla tutti i miei social, temo la sua rabbia"

Bologna, 27 agosto 2022 -  Molteplici colpi al cranio e anche altre lesioni rilevate a livello del torace. Questo l'esito dell'autopsia effettuata sul corpo di Alessandra Matteuzzi, la 56enne uccisa a martellate la sera del 23 agosto sotto casa a Bologna dall'ex compagno Giovanni Padovani.

La causa della morte individuata dal medico legale Guido Pelletti sarebbe dunque un'emorragia dovuta allo sfondamento del cranio. Alessandra, soccorsa in via dell'Arcoveggio, è morta circa due ore dopo in ospedale.

Intanto emergono altri particolari inquietanti dalla denuncia di Alessandra Matteuzzi, la 56enne uccisa a martellate dal suo ex fidanzato. Dopo diverbi avuti a inizio giugno con il compagno, "tutte le volte in cui io ho accondisceso alle richieste di Padovani è stato per paura di scatenare la sua rabbia". Lo diceva il 29 luglio la vittima, nella denuncia-querela presentata ai carabinieri per segnalare lo stalking di Padovani, che poi la sera del 23 agosto l'ha uccisa. "Alla luce di tutte le occasioni in cui è riuscito ad accedere al condominio dove abito, ho sempre timore di ritrovarmelo davanti ogni volta che torno a casa, o quando apro le finestre", aggiungeva la donna. 

Alessandra Matteuzzi e il luogo dell'omicidio
Alessandra Matteuzzi e il luogo dell'omicidio

Ma questo non è tutto: Alessandra Matteuzzi ha denunciato di essere controllata costantemente sui social dal compagno. Oltre alle richieste continue di inviargli foto e video per dimostrare dove si trovava, la donna aveva riferito ai carabinieri,sempre nella querela, di aver scoperto, a febbraio, che le password dei suoi profili erano state tutte modificate. "Ho potuto constatare - raccontava - che erano state modificate sia le email che le password abbinate ai miei profili, sostituite con indirizzi di posta elettronica e password riconducibili a Padovani".

Inoltre "ho rilevato anche che il mio profilo Whatsapp era collegato a un servizio che consente di visualizzare da un altro dispositivo tutti i messaggi da me inviati. Ne ho quindi dedotto che nei giorni in cui era stato da me ospitato era riuscito a reperire tutte le mie email e le mie password che avevo memorizzato nel telefono". Il racconto prosegue: "Il nostro rapporto si basava sempre sull'invio da parte mia dei video che lui mi aveva chiesto e di videochiamate, ma questo non è bastato a frenare la sua gelosia, perché i dubbi sulla mia fedeltà non sono mai passati. Anche una semplice foto da me postata sui social e che inquadrava le mie scarpe appoggiate sul cruscotto dell'auto al rientro da una trasferta di lavoro era stata motivo di una sua scenata".

Nella denuncia Matteuzzi ha riferito dei controlli a cui era sottoposta, delle volte in cui lui si è presentato sotto casa. A parte una volta, in Sicilia, in cui l'aveva spintonata facendola cadere su un letto, non c'erano state mai aggressioni fisiche. Anche a metà luglio, quando i due avevano avuto un riavvicinamento dopo un periodo di crisi: tra il 14 e il 22, metteva a verbale la vittima "è stato più volte aggressivo nei miei confronti, non ha mai usato violenza fisica, sfogando la sua rabbia, sempre dovuta alla gelosia, con pugni sulla porta".

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