Alla caccia del virus Test su mille operatori

Oggi in programma 600 esami per l’Ausl, 300 al Sant’Orsola, 100 allo Ior Il virologo Pregliasco: "Screening sulla popolazione per evitare nuovi focolai"

Il virologo Fabrizio Pregliasco

Il virologo Fabrizio Pregliasco

Oggi sarà a pieni giri la macchina dei test sierologici, come la chiama Sergio Venturi, commissario ad acta per l’emergenza Coronavirusa: per il personale sanitario sono in programma mille esami – d’ora in poi sarà lo standard giornaliero – così suddivisi: 600 per l’Ausl , 300 per il Sant’Orsola e 100 per lo Ior. Il progetto prevede che i dipendenti saranno testati ogni 15 giorni.

Giovedì, primo giorno della rilevazione, sono stati sottoposti all’esame un campione di operatori scelti tra Policlinico, Ausl e Cra Sant’Anna: su un totale di 78, sono risultati positivi agli anticorpi Covid 19 in 2. Ieri esami su altri 150 dipendenti.

Professor Fabrizio Pregliasco, questi primi numeri possono essere indicativi?

"No – risponde il virologo dell’università di Milano – perché il campione dev’essere di dimensioni maggiori".

Qual è l’importanza dei test sierologici?

"Sono utili per capire la diffusione del virus, soprattutto nei gruppi a rischio. come gli operatori sanitari. E poi per attuare interventi di controllo, avendo sott’occhio il tracing, ossia l’andamento dell’epidemia. Certo, sarebbe ancora più interessante se a livello nazionale ci fosse una validazione sui test per poter fare poi un’indagine con parametri omogenei".

Come si effettua il test?

"Ci sono diversi modi, ma, in genere, si preleva sangue capillare dal dito. Le gocce vengono poste in un contenitore e dopo alcuni minuti, tra i 15 e i 20, la barra all’interno si può colorare dando l’indicazione di positività".

Che cosa si cerca?

"La risposta degli anticorpi. Le IgM, anticorpi di prima risposta, si positivizzano a 7 giorni e il ventunesimo scompaiono: indicano che l’infezione è in corso. Le IgG danno, invece, danno una risposta a lungo termine: iniziano a diventare positive dal quattordicesimo giorno, permangono nel tempo e non sappiamo per quanto. Ci danno l’idea dell’avvenuta infezione, una sorta di stimmate. E a questo punto si fa il tampone: se risulta positivo il soggetto è nella fase di malattia ancora in corso, se è negativo, vuol dire che mantiene il ricordo dell’infezione".

Nelle prossime settimane saranno testati anche campioni di popolazione. Quali indicazioni emergeranno?

"Ora abbiamo mitigato la diffusione del virus, ma rimarrà ancora una quota di popolazione che non si è infettata. Quindi, sapremo dove concentrare l’attenzione per evitare che si replichino nuovi focolai in determinati contesti geografici e sociali".

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