Bologna, allarme caldo. Pitbull soppresso

Dramma al canile di Trebbo: l’animale in coma forse per un colpo di calore

Il canile di Trebbo

Il canile di Trebbo

Bologna, 24 giugno 2018 -  Dovrà essere l’autopsia a chiarire le circostanze della morte di un giovane pitbull, Max Power, soppresso da un veterinario dopo che giovedì era stato colto da un malore nel suo box al canile comunale di Trebbo. È stata la stessa direzione della struttura a richiedere l’esame all’Istituto zooprofilattico, anche per verificare se l’animale, di appena due anni e apparentemente in ottima salute, fosse affetto da patologie congenite non conosciute.

Certo è che, come riferisce preoccupata la presidente di Animal Liberation Lilia Casali, la prima diagnosi è stata quella di un colpo di calore. Cosa succederà nei prossimi due mesi, quando le temperature raggiungeranno valori ben più alti? «Ci lascia perplessi che, stando a quanto riferito da operatori e volontari, sia stata praticata l’eutanasia – spiega Lilia Casali –, dopo che il cane è caduto in stato di incoscienza al rientro nel box da un’area di sgambamento dove sarebbe stato per 50 minuti, ma dove c’è anche una zona ombreggiata, seppure con l’abbeveratoio contenente acqua caldissima». «Viene riferito – aggiunge la presidente di Animal Liberation – che la veterinaria che ha il contratto col Comune per la cura dei cani, avrebbe attribuito la causa a un colpo di calore. Ciò significa che è nota la situazione critica che d’estate c’è in canile, nato su un progetto sbagliato perché l’ufficio tecnico del Comune non previde la presenza di alberi alternati ai box, che l’estate diventano roventi. E in questa situazione già al limite, dove i pavimenti di cemento diventano roventi, il Comune ora vorrebbe installare barriere anti-acustiche che metterebbero ancora più in crisi i cani».

Palazzo D’Accursio conferma il decesso e l’accompagnamento alla morte dell’animale, che era caduto in uno stato di coma. Quando si è sentito male è stato visitato immediatamente perché il veterinario era già presente al Trebbo. La prima terapia praticata è stata quella per i colpi di calore, ma il cane non si è ripreso, nemmeno dopo il trasporto nella clinica veterinaria convenzionata. Da qui, la dolorosa decisione di sopprimerlo.

Quale che sia la causa effettiva del malore, che dovrà essere appurata, la vicenda riapre la discussione sulla situazione ambientale del canile e sulla decisione di installare barriere anti-rumore, discussa l’altro giorno in una commissione consiliare. «Intanto il costo previsto è già lievitato dagli iniziali 50 e poi 100 mila euro, a 150 e anche 200 mila – attacca Lilia Casali –, solo per soddisfare una o due persone che hanno comprato casa accanto ad un canile che preesiste da 50 anni. Non siamo contrari a diminuire il già debole rumore che proviene dai cani, noi però proponiamo una soluzione verde, tramite siepi, arbusti e alberi, che oltre a frangere e diminuire le onde sonore, arricchirebbero di ossigeno e di frescura l’area durante l’estate». Ma l’assessore Zaccaria, lamenta Animal Liberation, «non vuole nemmeno ascoltare i tecnici esperti indicati dalle associazioni».

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