Alluvioni, servono bacini di espansione

Le casse di espansione sono bacini artificiali di contenimento che consentono di ’parcheggiare’ temporaneamente l’acqua dei fiumi quando raggiungono la piena per poi farla defluire in modo controllato, inoltre costituiscono un elemento di difesa idrica ormai imprescindibile. Dove non ci sono vanno costruite e dove ci sono, ma ancora non ultimate o collaudate, bisogna accelerare i tempi. È ora di saltare la burocrazia che su queste opere è infinita. La cassa di espansione del Samoggia, in provincia di Bologna, per esempio, ha fatto il proprio dovere. All’inizio di maggio aveva raccolto 2,7 milioni di metri cubi di acqua e anche nelle ore più difficili dell’ultima ondata che ha massacrato la Romagna ha retto bene. Le casse di espansione sono presenti in Emilia fin dagli anni Settanta ma poco in Romagna. Si trovano, infatti, sul Samoggia, sul Reno, sul Panaro, sul Secchia, sul Crostolo, sul Lenza e sul torrente Parma, anche se soprattutto nel Modenese manca parte dei collaudi. La Regione, secondo dati recenti, ha ottenuto tra il 2015 e il 2022, 190 milioni di euro per realizzare 23 casse di espansione, ma ad oggi ne funzionano a pieno regime soltanto 12, altre 2 funzionano in parte, 9 attendono la fine dei lavori e 2 attendono il finanziamento. Dunque bisognerà darsi una mossa perché il meteo non avvisa quando decide di scaricare uragani d’acqua.

mail: beppe.boni@ilcarlino.net

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