Alma Mater Studiorum, ecco le prime uova fossili di razza di mare

Hanno 50 milioni di anni e sono state analizzate da un gruppo di ricercatori dell'UniBo

Trovate durante il restauro di un reperto custodito al Museo Cappellini

Trovate durante il restauro di un reperto custodito al Museo Cappellini

Bologna, 23 aprile 2019 - Hanno 50milioni di anni e non sono mai state documentate sino ad ora le quattro uova fossili razza di mare individuate, da un gruppo di ricercatori, analizzando un reperto conservato al museo geologico “Giovanni Capellini” dell’Università di Bologna.

La scoperta – riportata sulla rivista Journal of Vertebrate Paleontology – è avvenuta mentre gli studiosi erano impegnati nel restauro di alcuni fossili parzialmente danneggiati dal terremoto che ha colpito l’Emilia nel 2012. Analizzando con una luce ultravioletta un reperto che custodisce l’immagine di una razza di mare vissuta nell’Eocene, i ricercatori hanno notato quattro piccole uova in corrispondenza dell’area dove si trovava l’utero dell’animale.

“È la prima volta che vengono trovate uova fossili di batoidi, il gruppo di pesci a cui appartiene la razza, ancora nel corpo della madre - spiega il ricercatore dell’Ateneo, Federico Fanti, uno degli autori dello studio insieme a Gabriele Mazzuferi (museo geologico “Giovanni Capellini”) e Giuseppe Marramà (Dipartimento di Paleontologia, Università di Vienna) -. Questa scoperta ci mostra come le stesse strategie riproduttive che osserviamo nelle specie attuali fossero già presenti negli ecosistemi di cinquanta milioni di anni fa”.

Il fossile da cui è nata questa scoperta è stato rinvenuto quasi duecento anni fa nell’area di Bolca, una località in provincia di Verona nota per essere tra i più importanti siti paleontologici al mondo. La ricchezza di testimonianze fossili presenti in quella zona, anticamente coperta dalle acque, testimonia a rinascita degli ecosistemi marini dopo la grande estinzione di massa del Cretaceo quando, 65 milioni di anni fa, scomparvero circa tre quarti delle specie animali e vegetali presenti sul nostro pianeta, inclusi i dinosauri.

“Lo studio su questo fossile fa parte di un ampio progetto di ricercache ha l’obiettivo di documentare proprio il ricco ecosistema che animava l’area di Bolca – osserva Marramà, co-autore dello studio -. Vogliamo capire analogie e differenze non solo nell’aspetto ma anche nel comportamento tra le specie marine che vivevano decine di milioni di anni fa e quelle che ancora oggi popolano i nostri oceani”.

Al centro della scoperta, c’è il museo geologico “Giovanni Capellini” e il grande patrimonio di reperti fossili custodito nelle sue sale. “Il grande scienziato e divulgatore Stephen Jay Gould diceva che ;le scoperte più importanti si fanno nei cassetti dei musei – rivela Fanti -. L’Università non è seconda a nessuno per il patrimonio culturale e scientifico delle sue collezioni. Questa ne è l’ennesima dimostrazione: ancora una volta i tesori del Museo Capellini ci hanno permesso di capire meglio l’evoluzione degli esseri viventi”.

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