AlmaLaurea 2022: luci e ombre. In aumento l’occupazione

Il nuovo rapporto del Consorzio: diminuiscono gli immatricolati. I contratti e le retribuzioni sono in crescita, ma continua la ’fuga di cervelli’

"Potenziare l’orientamento, garantire il diritto allo studio, creare lavoro stabile e retribuito secondo gli standard europei" queste le parole di Ivano Dionigi, presidente di AlmaLaurea, che riassumono il convegno di ieri mattina ‘Integrazione dei dati e potere informativo’ in cui è stato presentato il rapporto 2022 del consorzio. "La parola d’ordine è informazione", dice Marina Timoteo, direttrice di AlmaLaurea, e su questa si basa tutta la politica lavorativa del consorzio che dal 1994 ad oggi è riuscito a rappresentare 80 Atenei. Tutte le informazioni e i dati raccolti da AlmaLaurea sono indispensabili per le università stesse.

"L’indagine ci dà l’occasione di riflettere sulle nostre politiche di diritto allo studio, sulla qualità della nostra didattica e dei nostri corsi, nonchè sull’efficacia complessiva della nostra istruzione universitaria – spiega Giovanni Molari, rettore dell’Alma Mater –. E con nostra mi riferisco all’intero sistema universitario del Paese". L’indagine è eloquente e "i numeri parlano da se", come spiega Dionigi. Dopo il freno alle assunzioni dovuto al periodo di pandemia il quadro generale è positivo ma "emergono luci ed ombre".

Da una parte il 2021 ha portato una ripresa dell’occupazione (rispetto al 2019, +2,9% per i laureati di II livello e un +0,4 per quelli di I livello) e delle retribuzioni (rispetto al 2019, un +9,1% per i laureati di I livello e un +7,7% per i laureati di II livello), nonostante si tratti prevalentemente di contratti a tempo determinato. Anche il giudizio dei neo-dottori sull’università è sempre più positivo, il 90,5% degli studenti si dichiara complessivamente soddisfatto del suo percorso di studi.

Ma una medaglia ha sempre due facce. Se da una parte aumenta l’occupazione dall’altra nell’ultimo anno si è registrato un calo del 3% tra gli immatricolati. Nello specifico, una diminuzione importante nelle iscrizioni delle università del centro e sud Italia rispetto al Nord. Il motivo è anche l’influenza della fascia socio-culturale della famiglia di appartenennza. Gli studenti iscritti all’università che provengono da una famiglia i cui genitori hanno un’occupazione esecutiva (operai, impiegati) rappresentano solo il 22,1% della totalità. Il dato più preoccupante rimane il divario tra uomodonna nella ricerca del lavoro.

Nonostante siano proprio le giovani donne a concludere con i maggiori riconoscimenti il loro percorso universitario; una volta nel mondo del lavoro vengono sorpassate dai colleghi uomini (a un anno dalla laurea gli uomini hanno il +12,8% di probabilità di trovare lavoro).

Alto rimane il numero degli studenti che decide di abbandonare l’Italia per ricercare il successo all’estero e circa il 70% non è intenzionato a tornare indietro.

La domanda forse più interessante, però, dell’indagine è stata quella rivolta ai giovani dottori sul loro futuro: "Il vostro lavoro dei sogni?". La risposta è cambiata radicalmente rispetto a soli cinque anni fa in cui veniva risposto con la carriera e un buono stipendio. Ora però, forse proprio a causa di questi anni di pandemia, la risposta è mutata. I giovani cercano autonomia, un rapporto di qualità con i colleghi e un lavoro che permetta di contribuire all’utile comune.

Proprio come spiega il presidente di AlmaLaurea, Ivano Dionigi, "questo bilancio è ricco di sfumature, di luci e di ombre". I cambiamenti positivi ci sono ma sono molti, anche, i problemi che necessitano una risposta.

 

 

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