Bologna, Giampaolo Amato e il rischio recidiva: "Tutto può farlo esplodere"

La difesa: "Con l’amante relazione ’immatura’, ma priva di pericoli". Il Riesame non ci sta: "Lei lo frequentava per quieto vivere, ma lo temeva".

Amato in una foto di famiglia con la moglie Isabella Linsalata

Amato in una foto di famiglia con la moglie Isabella Linsalata

Bologna, 31 maggio 2023 – Gelosia, vendetta, spinte di tipo economico. Ma anche, più banalmente, qualsiasi "sollecitazione emotiva di ordinaria esperienza esistenziale", cioè gli imprevisti di tutti i giorni. Può bastare questo, per il collegio di giudici del tribunale del Riesame che il 24 aprile scorso ha deciso di rigettare l’istanza di annullamento dell’ordinanza e di scarcerazione di Giampaolo Amato presentata dai suoi difensori, a scatenare la furia cieca del medico sessantaquattrenne. Amato è in carcere da ormai due mesi. I giudici hanno deciso che ci resterà, almeno per il momento, perché il lavoro degli inquirenti – Procura e carabinieri – ha rilevato come "non sappia fronteggiare" gli imprevisti e reagisca "in modo abnorme, fino a concepire un orribile delitto". Perciò se uscisse, ritengono, potrebbe colpire di nuovo.

L’oculista è accusato di avere ucciso la moglie Isabella Linsalata, 62 anni e medico a propria volta, nella notte tra il 30 e il 31 ottobre 2021, prima stordendola con del Midazolam, una benzodiazepina, e poi finendola facendole aspirare sevoflurano, anestetico ospedaliero, farmaci sottratti dall’ospedale in cui lavorava. Il movente sarebbe stato duplice: sentimentale, per vivere in pace l’altalenante relazione extraconiugale che l’uomo portava avanti dal 2018, ed economico, per l’eredità della moglie. Ora, il collegio ritiene che proprio la ex amante di Amato possa diventare il suo prossimo "bersaglio", in quanto "colpevole" di averlo lasciato.

Gli avvocati della difesa – Gianluigi Lebro e Cesarina Mitaritonna – all’udienza al Riesame del 21 aprile scorso hanno sostenuto come in realtà il pericolo di commissione di altri fatti analoghi da parte del loro assistito non esista. Tantomeno nei confronti dell’amante, dato che fino a pochi giorni prima dell’arresto i due avevano continuato a vedersi "tranquillamente". Hanno poi tentato di ridimensionare le condotte che il collegio definisce invece "ossessive" e caratterizzate da "aggressività verbale e talvolta fisica" da parte dell’oculista, al punto da configurare il reato di stalking, a una "immaturità della relazione, quasi adolescenziale", fatta di tira e molla, tra i due amanti. Che il 30 marzo, una settimana prima dell’arresto di Amato, la coppia fosse insieme, lo ha testimoniato un medico conoscente dell’indagato, che l’ha incontrata in gelateria.

I giudici – allarmati anche dal tenore di alcuni messaggi scambiati tra la donna e l’indagato e tra lei e un’amica, in cui sfogandosi lei definisce Amato "psicopatico" e afferma di averne "paura" – sostengono dal canto loro che lei avesse acconsentito a incontrarlo "per sfinimento e violenza psicologica", cedendo "all’insistenza di lui per quieto vivere". Lungi dal non essere spaventata da un uomo che "ha organizzato, con lucida premeditazione, un delitto efferato, più esecrabile in quanto verso la compagna di tutta la vita, madre dei suoi figli, innamorata, che tutto gli aveva perdonato e che gli aveva dato fiducia ancora una volta ". L’ultima.

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