Bologna, amministratore infedele, i condomini non devono pagare tutto

Sentenza del giudice di pace per un fido bancario ottenuto con verbali falsi. "Il debito esorbitava dai poteri e dal vincolo di mandato"

Spesso i condomini si trovano a dover pagare per le malefatte di amministratori infedeli

Spesso i condomini si trovano a dover pagare per le malefatte di amministratori infedeli

Bologna, 12 agosto 2017 – Non tutte le malefatte dell’amministratore infedele di un condominio devono per forza ricadere sui proprietari degli appartamenti. Se infatti, come spesso è capitato in passato, i soldi per le bollette non saldate li hanno dovuti tirare fuori i condomini, pagando in pratica due volte le stesse (ingenti) somme, per altri debiti non vale la medesima regola.

Lo dimostra il caso di due condomini che hanno trascinato una banca davanti al giudice di pace perché non volevano pagare i fidi accesi a loro insaputa, anzi contro la loro volontà, dall’amministratrice infedele Paola Pani, già condannata due anni fa nel penale a due anni e quattro mesi. E il giudice Federica Poli Camagni alla fine ha dato loro ragione, stabilendo che quei soldi in effetti non devono essere pagati dai proprietari.

L’apertura dei due fidi, per un totale di 6.500 euro, risale ad alcuni anni fa e la banca, nel frattempo, aveva ottenuto altrettanti decreti ingiuntivi nei confronti dei condomini. I quali però, assistiti dall’avvocato Davide Bicocchi, hanno fatto appunto ricorso al giudice di pace spiegando che i fidi erano stati ottenuti da Paola Pani esibendo in banca verbali delle assemblee di condominio falsificati, in cui era stata deliberatamente inserita l’autorizzazione ad aprire quelle linee di credito. Per provare la falsità dei verbali, il legale ha prodotto la copia di entrambe le delibere, quella originale e quella taroccata, chiarendo in modo inequivocabile che i condomini erano stati ingannati.

La banca ha però eccepito di non avere alcuna responsabilità nell’accaduto e che non toccava a lei verificare l’autenticità dei verbali. Dunque, quei debiti andavano onorati. Una tesi bocciata dal giudice Poli Camagni, secondo cui l’amministratrice Pani, come accertato anche in sede penale, falsificando le delibere agì «esorbitando dai propri poteri e dal vincolo di mandato». Così facendo, per il giudice, «spezzò il vincolo di fiducia che la legava ai propri rappresentati», che dunque ora non possono ora essere chiamati a rispondere delle azioni di chi ha agito alle loro spalle.

«In caso di contratto stipulato dal falsus procurator – chiude il giudice nelle due sentenze depositate nei giorni scorsi – nessun effetto è destinato a prodursi nella sfera giuridica del falso rappresentato». Perciò i decreti ingiuntivi sono stati revocati. Le banche potranno rivalersi contro Paola Pani, all’epoca attiva soprattutto nei paesi dell’Appennino, che nel frattempo attende l’appello in sede penale. Ma non possono bussare alle porte delle vittime dei raggiri dell’amministratrice infedele. Una regola che ovviamente vale per tutti e tutela i tanti, troppi condomini nella stessa situazione.

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