Anatomia del dialogo politico, sotto le Torri una ritrovata centralità

Dai democristiani di ieri ai postcomunisti di oggi, la mediazione bolognese approda ancora a Roma. Da Fdi alla Lega fino al Pd, i nostri parlamentari protagonisti (nel bene e nel male) delle svolte del Paese

Pier Ferdinando Casini insieme con Arnaldo Forlani

Pier Ferdinando Casini insieme con Arnaldo Forlani

Bologna, 28 gennaio 2022 - Forlani, che maestro. Ma anche Marabini e Tesini. Poi penso a Cristina, la nostra Cristina Marri, che se n’è andata troppo presto. Oggi gli amici Gian Luca Galletti e Giancarlo Tonelli.

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C’è, nella storia della Dc bolognese, nei moderati della città, una città da sempre a sinistra, una consistenza di valori che non si è mai tramutata in rigidità. Forse proprio perché qui è impossibile non dialogare. Con il centrodestra, com’è successo negli anni Novanta del Berlusconismo fino all’elezione del Guazza, simbolo spesso usato impropriamente. E con il centrosinistra, per forza, sbocco non scontato ma quasi naturale con l’ultima elezione di Casini, accolta dal Pd. Ho letto molti commenti su Facebook che parlano solo di cambi di casacche, con annesso turpiloquio.

La politica, però, è cosa ben più complessa, perché è lo specchio del Paese. Ne racconta i cambiamenti, spesso ne anticipa il respiro. E così, Bologna, si ritrova al centro della scena politica. Ancora una volta. E non in una declinazione comunista massimalista. La dedica alla Madonna di San Luca, quando Casini guidò la Camera. Ora la sciarpa rossoblù, talismano e carezza. Fisicamente Bologna si vede a Roma. E i parlamentari bolognesi acquistano sempre maggior peso: nel centrosinistra, da Andrea De Maria a Francesco Critelli, c’è attivismo; in Fratelli d’Italia Galeazzo Bignami è tra i grandi elettori più vicini a Giorgia Meloni; Annamaria Bernini in Forza Italia gioca una partita importante; e Lucia Borgonzoni, sempre vicina a Matteo Salvini, che ha fatto e disfatto.

A prescindere dall’esito (e non ci dilunghiamo su Romano Prodi e i 101 traditori), la nostra politica è tornata protagonista. Non è un caso che, negli anni, sia stato organizzato qui il V-day; che il centrodestra unito si sia trovato in piazza Maggiore; che le Sardine abbiano aperto il loro mare per l’elezione più divisiva, quella delle Regionali 2020 Bonaccini-Borgonzoni; o che qui l’ex premier Giuseppe Conte abbia suggellato, alla Festa dell’Unità al Parco Nord, il rapporto con il Pd e il popolo della sinistra. Un’elezione "bolognese" avrebbe un effetto booster su tutta la città che, invece, dalle ultime amministrative del trionfo di Matteo Lepore, si è un po’ addormentata, complice una biodiversità politica che nel Pd è stata annullata.

Quasi tutto, di questa centralità che può davvero diventare effettiva, è legato a Matteo Salvini. Sotto le Torri Salvini ha avuto una pesante lezione. E’ singolare, dopo due anni, si torna al capitano della Lega. "Io sento con fierezza la mia origine. Questa è una città amata dagli italiani – diceva Casini in una intervista al Carlino nel 2005 –. Che ci siano stati leader qui può essere una coincidenza, una casualità".

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