Andrea Mingardi: "I miei 80 anni fra musica, calcio e dialetto"

Il contautore festeggia il compleanno in famiglia, ma ammonisce: "Non chiamatemi reduce. Sono ancora nel pieno della forma".

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di Pierfrancesco Pacoda

Se esiste in Italia un artista che rappresenta alla perfezione il concetto di eclettismo è sicuramente Andrea Mingardi. In 80 anni di vita il cantautore bolognese ha realizzato, tra i primi in Italia, dischi di puro funky afro americano; ha scritto, tra gli altri, per Mina, con la quale ha anche duettato; ha partecipato al Festival di Sanremo, suonato in giro per il mondo e rivalutato persino, come nell’ultimo disco, la lingua della sua città. Città dalla quale, come tutti i grandi protagonisti della epocale scuola della canzone d’autore bolognese, da Dalla a Morandi, sino a Luca Carboni, non si è mai spostato. Ieri ha festeggiato l’ottantesimo compleanno in famiglia, con la sguardo rivolto già ai tantissimi impegni che lo attendono nei prossimi mesi.

Mingardi, arrivato a un traguardo così importante, ieri, allo scoccare del compleanno, quale è stato il suo primo pensiero?

"Mi sono rallegrato con me stesso, mi sono fatto da solo i complimenti per non essere considerato un reduce, uno di quelli che, dopo una carriera più o meno fortunata nel mondo dello spettacolo, adesso consumano le proprie giornate al parco. Sapere di avere tante richieste, offerte di concerti, proposte per attività molto varie, come vari nel corso degli anni sono diventati i miei interessi, è il più bel regalo per il mio ottantesimo compleanno"

Ce le racconti, allora, le tante attività che la aspettano...

"Iniziamo naturalmente dalla musica. Ho festeggiato la fine del lockdown con la pubblicazione on line del singolo ‘Luntàan da Bologna’, un frammento di storia locale, un atto d’amore per la città dalla quale non mi sono mai allontanato, Bologna. In pochi giorni è stato ascoltato da 300.000 persone. E allora ho capito che il dialetto è un efficace strumento di comunicazione, proprio in tempi di osanna alla globalizzazione che ci vorrebbe tutti omologati. A settembre ci sarà il nuovo album in puro gergo petroniano. È un omaggio a Bologna, al suo modo di vivere, ma anche un esperimento di relazioni casalinghe, di riscoperta del vicinato, del dialogo tra amici. E questo è un insegnamento che mi à arrivato dal virus"

Insomma, un ritorno alla comunità di riferimento...

"Sì, un elogio della provincia, della chiacchiera da bar, che non è pettegolezzo, ma radicamento dei rapporti tra le persone. Me ne sono accorto con i post che pubblico sulla mia pagina Facebook, che scatenano ogni giorno migliaia di commenti. Le persone vogliono tornare a essere protagoniste del proprio tempo, senza mediazioni"

Lei, da anni, non si limita alla musica.

"Ho scoperto la forza delle immagini, dipingo e sono in fase di elaborazione dell’opera più ambiziosa della mia carriera. Sono al lavoro sulla sceneggiatura di un docufilm che racconti la storia della nostra città, dalle origini della civiltà vlllanoviana al futuro che ci aspetta. È un impegno mastodontico, sarò anche il regista e il produttore. Penso a un film che diventi un importante manifesto, anche all’estero del nostro buon vivere"

A proposito di buon vivere, il prossimo anno a Bologna si vota per eleggere il nuovo sindaco. Lei, per pochi mesi, è stato anche consigliere comunale.

"Non mi estorcerà una dichiarazione di voto, anche se ho già deciso a chi andrà la mia preferenza. Sarà un politico giovane, per il quale nutro grande fiducia, che continuerà l’ottimo lavoro già intrapreso da Virginio Merola. Un sindaco che avrà di fronte non solo i problemi derivati dal Covid, la cui emergenza qui, rispetto ad altre regioni del nord, è stata affrontata con professionalità, ma anche il fatto che Bologna è ormai un gerontocomio, una città di anziani, mi ci metto anche io, che non è esattamente la condizione migliore per guardare al futuro"

Non ci rimane che il calcio, allora...

"Da lì, e lo dico da tifoso, come tutti sanno fedelissimo, sempre meno soddisfazioni. Viviamo, noi bolognesi, il paradosso di avere gli stadi vuoti per il Covid e le reti piene. Non ricordo una stagione nella quale abbiamo subito così tanti gol. Certo, anche questo è un record, ma ne avremmo fatto volentieri a meno".

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