Anziani maltrattati a Bologna, task-force anti abusi per le case famiglia

Bonaccini: “Se non cambia la norma nazionale, provvederemo entro l’estate”

Stefano Bonaccini e l’assessore Sergio Venturi (FotoSchicchi)

Stefano Bonaccini e l’assessore Sergio Venturi (FotoSchicchi)

Bologna, 23 febbraio 2019 - “È inaccettabile che episodi come quello di San Benedetto capitino in una regione come la nostra, che vanta un sistema sanitario e di assistenza di riconosciuta eccellenza. Perciò prenderemo dei provvedimenti”. La Regione non si tira indietro e così il governatore Stefano Bonaccini anticipa i dettagli della stretta sulle norme che regolano le case famiglia e in particolare “la troppa facilità con cui si possono aprire”. Affiancato dall’assessore regionale alla Sanità Sergio Venturi e dalla direttrice generale di Cura della persona, salute e welfare Kyriakoula Petropulacos, dice infatti di “inviare una lettera al ministero competente oggi stesso (ieri, ndr) per chiedere che si modifichi la legge nazionale che regola l’apertura delle case famiglia”, e promette che del tema si parlerà anche in Conferenza delle regioni, ma non solo. “Se la richiesta verrà respinta o se non verrà soddisfatta in tempi utili, provvederemo a emanare una legge regionale entro l’estate”.

In ogni caso però viale Aldo Moro intende agire subito con provvedimenti immediati. “Le case famiglia, come il nome stesso lascia intendere, sono luoghi da cui ci si aspetta una particolare umanità – si rammarica Venturi –. I piccoli numeri di cui si occupano, massimo sei persone e tutte autosufficienti, dovrebbe essere un vantaggio, non il contrario”. Sui provvedimenti specifica: “Interverremo innanzitutto sui controlli, grazie a una ‘task force’ apposita coordinata dall’assessorato che coinvolgerà Ausl, Comuni, sindacati e associazioni di volontariato, tra cui i comitati consultivi misti, che hanno già dichiarato la propria disponibilità”. I controlli alle case per anziani, nel 2017, sono stati sul 58% delle strutture; ora si mira a ottenerne un ulteriore 10%, cercando di fare controlli a sorpresa – legati anche a requisiti professionali e contratti di lavoro dei dipendenti – almeno una volta all’anno in tutte le strutture, già dal 2019. Per questo motivo “sosterremo i Comuni, cui competono questi controlli, con attività di formazione per la polizia locale e contribuendo con fonti ad hoc”, anticipa Venturi.

Un frame del drammatico video delle violenze sugli anziani
Un frame del drammatico video delle violenze sugli anziani

Nel mirino poi anche i requisiti di apertura: “D’intesa con l’Anci, faremo diventare obbligatori i requisiti oggi facoltativi nei regolamenti comunali – prosegue l’assessore –. Tra questi, le verifiche precedenti l’apertura, avere spazi adeguati e personale qualificato, un’organizzazione strutturata e registrata delle attività previste dalla casa e i requisiti di moralità, per esempio il fatto di essere incensurati». Terza stretta, l’apertura «delle case non solo ai parenti degli anziani, ma anche di associazioni di volontariato e organizzazioni sindacali accreditate”, illustra ancora Venturi.

A chi chiede a gran voce l’installazione di telecamere, poi, pone un secco freno: “Per questioni di privacy è impossibile installarne in strutture come queste. Ma non è il solo problema: se installassimo quattro telecamere in tutte le 500 case famiglia che abbiamo in regione, chi potrebbe controllare quotidianamente e in contemporanea duemila video? È impensabile”.

L’ultimo appello è, infine, alle famiglie. “Ringrazio il procuratore capo Giuseppe Amato per le sue recenti parole – commenta Bonaccini –. Tutti i controlli che possiamo mettere in campo non bastano se non affiancati dallo sguardo dei parenti. Non devono sottovalutare neppure i più piccoli segnali lanciati dai loro cari, serve una forte attenzione sul tema anche da parte loro”.

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