Bologna, gara con cognato. Annullato appalto a coop

Bando da 123 milioni di euro al Sant’Orsola: rapporto di parentela tra il dirigente e il presidente del Cda dell’azienda vincitrice

Ospedale Sant'Orsola di Bologna (FotoSchicchi)

Ospedale Sant'Orsola di Bologna (FotoSchicchi)

Bologna, 21  agosto 2020 - Un conflitto d’interessi perché la gara d’appalto da 123 milioni di euro per la gestione dei ‘servizi integrati di supporto alla persona’ al Sant’Orsola di Bologna, da lui diretta, è stata vinta dal cognato. Così, dopo il ricorso al Consiglio di Stato, il gruppo di cooperative arrivate terze hanno ribaltato la classifica e si sono aggiudicate l’appalto. 

Tutto comincia quando il dottor Marco Storchi, direttore della struttura complessa dei servizi di supporto alla persona al Sant’Orsola, nel 2017 firma il progetto di gara, che si aggiudica poi Coopservice, cooperativa di Reggio Emilia. Seconda arriva Dussmann Service, terzo il raggruppamento formato da Rekeep (già titolare del precedente appalto) e dalla società L’Operosa. Queste ultime, rappresentate tra gli altri dall’avvocato Silvia Marzot, impugnano l’ammissione delle prime classificate prima al Tar, che respinge, poi al Consiglio di Stato. Nel mirino, la figura di Storchi: tra il 1998 e il 2004 è stato dipendente di Coopservice, ed è cognato del presidente del cda della coop. Dussmann, invece, non avrebbe "i requisiti speciali" richiesti. 

Il primo giudice ritiene non ci siano "evidenze di un’alterazione del concorso per effetto della posizione" di Storchi, il quale avrebbe pure "reso la dichiarazione sulla assenza di conflitto di interessi nel dicembre del 2017". E il Sant’Orsola, "appena si è profilata la possibilità di un potenziale conflitto di interessi, ha rimosso Storchi dall’incarico di direttore dell’esecuzione dell’appalto". 

Il Consiglio di Stato non concorda. Anzi, vede in quest’ultima rimozione "una sorta di riconoscimento ex post, sostanzialmente confessorio, della effettiva concretezza dell’incompatibilità, che tardivamente ha cercato di correggere".

Ed evidenzia come il ruolo del dirigente lo avrebbe messo nella posizione di «potere intervenire o influenzare il risultato» avvantaggiando una potenziale favorita. Dunque, dà ragione a Rekeep e L’Operosa, pure per quanto riguarda Dussmann, riconoscendovi "lacune contenutistiche" nel contratto. La cordata delle terze diventa prima. 

Dalla direzione generale del Sant’Orsola, Chiara Gibertoni replica: "Vedremo cosa prevede la sentenza riguardo il subentro della nuova azienda, per capire in che termini e con che modalità avverrà. Sull’incompatibilità del dirigente, non abbiamo elementi oggettivi per ritenere che abbia influito sull’esito della gara".

Interviene anche Coopservice: "Nel prendere atto della sentenza pubblicata e senza voler entrare nel merito tecnico-giuridico delle argomentazioni in essa contenute, che comunque ribaltano i precedenti esiti favorevoli, teniamo a precisare che approfondiremo l’impianto decisionale al fine di impugnarlo nelle competenti sedi giudiziarie". 

Sulla vicenda interviene anche il deputato di Fratelli d’Italia Galeazzo Bignami: "Presenteremo esposti a riguardo a Procura e Corte dei conti – anticipa –. Vogliamo si faccia chiarezza sulle ricadute sull’utenza di questi avvicendamenti, sull’efficienza amministrativa e sul ruolo della dirigenza del Policlinico".

Già a marzo FdI presentò in Regione un’interrogazione a riguardo, "ma la risposta non fu soddisfacente", attacca Bignami. 

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