Appostati nella clinica, adescavano i più fragili

La denuncia è partita da un’anziana: il modus operandi era quasi sempre simile

Appostati nella clinica, adescavano i più fragili

Una trentina le badanti coinvolte

Si appostavano fuori da una nota clinica della città in attesa che qualche anziano malato in cura uscisse. Puntando magari i più fragili, i più soli. Li avvicinavano con l’obiettivo di presentarsi e promettere un servizio di tutto punto di assistenza domiciliare, coprendo tutte le esigenze e le necessità del caso. La denuncia è partita da una donna, una reduce di guerra sorella di un altro paziente malato, adescato proprio nella clinica dai tre. All’anziano erano stati fatti versare tramite assegno inizialmente 1.400 euro, spacciati come il costo totale del servizio. Poi, era stata chiesta un’aggiunta di altri tremila euro per un ‘pacchetto’ di tre mesi.

È quando la reduce di guerra si

è rivolta alla stessa badante che aveva in cura il fratello,

per essere assistita a sua volta, che insieme con il fratello si è accorta come quest’ultima n

on avesse lo straccio di un contratto.

L’associazione a delinquere (come si legge nell’ordinanza firmata dal gip Maria Cristina Sarli) l’aveva reclutata su internet, offrendo un lavoro di assistenza a casa di un signore che "stava per essere dimesso", con uno stipendio di 1.300 euro al mese e vitto e alloggio a casa del cliente, con due ore libere al giorno e sabato pomeriggio e domenica a casa. Il tutto, con la promessa di un vero contratto, che non è mai arrivato.

Alla fine avrebbe lavorato solo qualche giorno a casa dell’anziano malato, prima di essere sostituita. E, quando ha provato a chiedere di essere pagata per quei giorni di lavoro, si è sentita rispondere: "Ma cosa vuoi? Quanto hai lavorato? Ti do 100 euro e siamo a posto". Soldi che non sono comunque mai arrivati.

I casi sarebbero almeno 18, ma non è da escludere possano essere anche di più, con un modus operandi che si ripeteva quasi sempre: accordi solo orali o sul web (anche su siti creati appositamente dai tre), badanti che spesso non parlavano una parola di italiano e venivano sostituite in continuazione, richieste di pagamenti anticipati per servizi non erogati, rimborsi mai arrivati. L’unica stipendiata regolarmente dall’associazione era proprio Hakima El Abbi,

il ‘braccio’ dell’agenzia, che curava gli annunci di lavoro in Rete preoccupandosi di fornire le badanti. Fabio De Falco, invece, sarebbe anche titolare di un’altra agenzia di assistenza agli anziani, con sede legale in città. Un’organizzazione, se pur composta da pochi elementi, "ben strutturata, consolidata, con compiti precisi". E l’unico obiettivo di guadagnare sulla pelle delle lavoratrici sfruttate

e degli anziani truffati.

fra.mor.