
L’artista Dayanita Singh ha donato una sua creazione che accoglie i visitatori.
Da oggi, chi entrerà all’Archivio di Stato, troverà un’opera d’arte a dare il benvenuto: si tratta di una colonna realizzata dalla fotografa indiana Dayanita Singh, definibile senz’altro come ’la regina degli Archivi’. Una testimonianza delle sue gesta, passate dai grandi musei del mondo e a due biennali veneziane, l’avevamo già avuta nel 2016, quando il Mast ospitò la sua mostra di immagini, proiezioni e volumi ’Museum of Machines’, che certamente superava i confini dello scatto, offrendo un punto di vista non comune sulle tante sfumature che compongono il suo Paese d’origine, e progettando anche possibili strutture espositive come casse, contenitori, vetrine, ante.
Per questa nuova esperienza bolognese Singh ha creato una sorta di totem fotografico dove ogni scatto in bianco e nero è racchiuso in una cornice di caldo legno, realizzato dopo varie visite all’Archivio nel 2023, durante le quali ha scattato fotografie nei depositi che conservano la ricca documentazione dell’Istituto. Faldoni accarezzati dal tempo, volumi del catasto pontificio, l’interno stesso dell’archivio: è come trovarsi davvero davanti agli scaffali. "Ho fotografato archivi in India per oltre un decennio, immortalando questo mondo di documenti cartacei, uffici governativi, registri reali e archivi di fabbriche. Mi ha sempre interessato di più l’architettura dell’archivio, ciò che ’sentivo’ nell’archivio, piuttosto che il suo contenuto" ha detto l’artista, che ha donato l’opera, parlando con la direttrice Caterina Fontanella e con il direttore artistico della Fondazione Mast, Urs Stahel.
E ha continuato: "Quando sono arrivata all’Archivio di Stato di Bologna ero completamente dipendente da questo mondo segreto in cui mi aveva condotto la mia macchina fotografica, ed è stato proprio qui che mi è venuta l’idea di donare un’opera all’archivio stesso, per esporla in un’area pubblica. Mi rendo conto che non tutti hanno l’immenso privilegio di vedere gli scaffali, i magazzini e spero che questa sia solo la prima di una serie di donazioni che portino una mia opera in ciascuno degli archivi che ho fotografato in Italia". Stahel dal canto suo ha espresso grande ammirazione per questa fotografa che "non è mai stanca ed è sempre curiosa, nonostante sia al lavoro in tutto il mondo, di mostrare gli archivi come luoghi polverosi ma pieni di speranza e di dolore, conservati da individui che agiscono come custodi della latenza, dello spazio tra presente e passato, tra la vita e la morte".
Benedetta Cucci