Arisa a Oltre le nuvole, voce e cuore: "Non ho esitato. Sarei andata anche a spalare il fango"

La cantante ha subito risposto alla chiamata degli organizzatori "Noi artisti vogliamo vivere la collettività facendo qualcosa di utile. È importante creare empatia in un momento di smarrimento generale".

Bologna, 6 giugno 20253 –  "Sì, ditemi quello che devo fare". Pure Arisa assicura di essersi messa immediatamente a disposizione del progetto Oltre le Nuvole, il concerto pro alluvionati che giovedì prossimo la vede protagonista della maratona di solidarietà sul palco delle ex Caserme Rosse. "La proposta mi è arrivata via Whatsapp e quando ho visto scritto ‘Regione Emilia-Romagna, raccolta fondi’ non ho esitato un istante. Davanti alle immagini della tv l’impressione è stata tale che sarei andata pure a spalare il fango. Spero di dare il mio piccolo aiuto almeno così".

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Assieme lei ci sono tanti altri protagonisti.

"Giusy Ferreri è una mia amica, lei faceva la cassiera al supermercato, io la parrucchiera estetista, quindi, abbiamo affrontato un percorso di crescita simile con tanta, tanta, gavetta. Willie Peyote l’ho incontrato a Sanremo nel 2020 e lo trovo veramente bravo, un artista centrato; rapper senza seguire cliché".

Willie dice che, davanti a certe calamità, la musica fa sempre la sua parte.

"Tutti noi artisti ci portiamo dentro una sana voglia di vivere la collettività facendo qualcosa di utile. Siamo dei benefattori vigliacchi, perché oggi è così fuori dal comune avere sentimenti di solidarietà che sembra quasi ci vogliano certi eventi tragici per tirarli fuori".

Non c’è anche il desiderio di sdebitarsi un po’ della fortuna di poter fare un mestiere di successo?

"Poter offrire il proprio aiuto è sempre bello e importante. Anche se, facendo questo mestiere, c’è sempre il rischio che qualcuno possa confonderlo con una voglia la visibilità che, almeno nel mio caso, è quanto di più lontano ci sia davanti alle difficoltà della gente".

E dietro c’è tutta la partecipazione di una città come Bologna.

"L’ho scoperta ad una certa età, grazie a un fidanzato che aveva frequentato lì l’università. È stato lui a farmi scoprire la casa di Lucio Dalla e un suo amico ad introdurmi ai sette segreti della città. Ogni volta che ci sono tornata ho avuto piccoli incontri sempre molto importanti".

Che cosa cerca nella sua musica?

"Provo a dare a quel che canto un abito di luce e di speranza come le canzoni che da ragazzina mi hanno dato una direzione e la forza di provare ad abbattere i miei limiti per essere qui a cantare e a crederci. Sempre".

Secondo lei qual è il ruolo dell’artista in questo momento?

"Penso sia quello di ‘intrattenere’, di stare vicini alla gente, di creare empatia in un momento di smarrimento generale. Veniamo da due anni difficili e l’importanza di alleviare i problemi della gente per un paio d’ore è più forte che mai".

Che estate c’è per lei alle porte?

"Ho avuto il mio primo lavoro all’età di tredici anni, quindi, non sono capace di rimanermene con le mani in mano. Mi piace cantare l’amore perché, come dice Tiziano Ferro, è una cosa semplice. Il tempo per essere felici è poco e non dobbiamo sprecarlo, ma utilizzarlo per rendere felici noi e gli altri. Solo imparando ad amarci possiamo riconoscere l’amore degli altri evitando di scambiare lucciole per lanterne".

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