Arrestati gli spacciatori del lockdown Consegne a domicilio di eroina e coca

Portavano le sostanze stupefacenti a casa dei clienti, in bicicletta, durante le chiusure per la pandemia. Dodici sono finiti in carcere grazie alle indagini della Squadra Mobile: più di cento casi sotto la lente.

Arrestati gli spacciatori del lockdown  Consegne a domicilio di eroina e coca

Arrestati gli spacciatori del lockdown Consegne a domicilio di eroina e coca

"Mi porti 10 euro per la spesa?". "Mi servono caffè e latte". La consegna avveniva a domicilio o quasi, durante il lockdown del 2020, e i pusher facevano affari d’oro con l’impennata di richiesta di cocaina ed eroina, in un periodo complicato.

Ora però il giro d’affari è stato smantellato: la Squadra mobile, coordinata dal pm Roberto Ceroni, su disposizione del giudice per le indagini preliminari Maria Cristina Sarli ha arrestato nei giorni scorsi dodici persone – sette albanesi, quattro tunisini e un algerino, tutti uomini tra i 52 e i 32 anni, ora in carcere – e ha disposto l’obbligo di dimora per altre due, un albanese di 39 anni e un tunisino di 40. Quasi tutti sono difesi d’ufficio dall’avvocato Lorenzo Cingolani. L’accusa è di spaccio; gli episodi contestati sono più di cento, tra cessioni, sequestri, arresti. Tutti avvenuti tra il febbraio e il luglio 2020. Senza che il lockdown per la pandemia ponesse freni all’attività illecita.

Le indagini hanno permesso di fare luce su una "intensa attività di rivendita di eroina e cocaina", scrive il gip nell’ordinanza di custodia cautelare, e di individuare alcuni fornitori delle sostanze. Principale riferimento per l’approvvigionamento generale sarebbe stato un albanese di 47 anni, A. G., difeso dall’avvocato Matteo Murgo: per il giudice era lui "al centro della rete di distribuzione dello stupefacente, sempre e solo cocaina ed eroina, in grado di ottenere costantemente nuove partite, di riconfezionarle e portare a termine in prima persona le consegne a una ristretta cerchia di fidati a loro volta rivenditori". Una sorta di ’pony express’ della droga, che si recava agli appuntamenti in bicicletta. E si raccomandava con i clienti di stare attenti al telefono e di prediligere le comunicazioni di persona. A casa sua, al momento dell’arresto, sono state trovate apparecchiature destinate a individuare microspie gps o ambientali, per evitare intercettazioni.

Intercettazioni che, ciò nonostante, ci sono state. E hanno permesso di intercettare e sequestrare rilevanti quantitativi di stupefacente, oltre che di decodificare il linguaggio "criptico" (salvo qualche scivolone: "deve arrivare la ’bianca’"...), utilizzato dagli indagati. Decisivo inoltre è stato l’inserimento degli inquirenti nel sistema di comunicazione criptato Encrochat, ’bucato’ dalla Procura di Lille nell’ambito di un’operazione francese e i cui codici sono stati poi condivisi con quella bolognese, su sua richiesta. La cocaina, si è così scoperto, veniva inviata in Italia da un non meglio identificato spacciatore con base in Albania, detto ’Pelo’.

Culmine dell’inchiesta, il blitz del luglio 2020 a casa del quarantasettenne albanese ’leader’ del flusso di droga: qui furono trovati quattro chili di cocaina ed eroina, nascosti tra il garage, sotto alcune mattonelle del pavimento e seppelliti sotto del terriccio, il cortile e alcuni bidoni da pittura e barattoli di vetro che parevano di marmellata, ma erano in realtà di pasta di eroina. Sequestrati in quel frangente anche quasi 19mila euro, mentre altri poliziotti avevano contemporaneamente intercettato, nelle Marche, un carico di otto chili di cocaina a lui destinati. Fissato per oggi il suo interrogatorio di garanzia.

Federica Orlandi

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