Arte, colore e matematica: in mostra il mondo di Lucio Saffaro

A Palazzo Fava, l’universo pittorico di Fattori cederà il passo dal 26 maggio all’artista triestino. La Fondazione a lui inititolata proporrà 87 opere che coprono un percorso dalla giovinezza alla maturità.

Arte, colore e matematica:   in mostra il mondo di Lucio Saffaro

Arte, colore e matematica: in mostra il mondo di Lucio Saffaro

di Nicoletta Barberini Mengoli

Sarà un fulmine artistico che farà conoscere, attraverso le sue opere, le sfaccettature più originali di un artista eccezionale. La mostra ’Viaggio verso l’ignoto. Lucio Saffaro tra arte e scienza’ sarà a Palazzo Fava dal 26 maggio, grazie a Genus Bononiae e alla Fondazione Lucio Saffaro, presieduta da Federico Carpi. L’esposizione, curata da Claudio Cerritelli e Gisella Vismara, illuminerà la figura complessa e poliedrica dell’artista che, triestino di nascita, ma bolognese di adozione, (1929-1998) ha saputo creare un fantastico connubio nella pittura tra arte e scienza matematica, diventando uno degli artisti, intellettuale di stampo mitteleuropeo, più originali del ‘900.

Avvocato Carpi, come è avvenuto l’incontro con Genus Bononiae in relazione alla mostra?

"Ho proposto io il progetto della mostra che è stato apprezzato. Sono soddisfatto anche del periodo espositivo concesso, ossia sino al 24 settembre, perché potremo usufruire dell’estate, momento positivo per la presenza del turismo. Saffaro a Bologna era conosciuto ed aveva amici. Ci sembrava perciò giusto farla qui, in una sede dedita all’arte di un certo livello. Saffaro fu non solo pittore, ma anche scrittore e matematico con moltissimi rapporti con la nostra Università, dove si era laureato e dove, nei vari Musei, tuttora vi sono le sue opere quando non vanno in mostra".

Perché un titolo curioso come ’Viaggio verso l’ignoto’?

"La mostra delinea la produzione di Saffaro, da quella giovanile degli anni ‘50, con scenari indeterminati e surreali, a quella matura dove indaga sul rapporto tra arte e scienza, usando le figure matematiche di poliedri e dodecaedri come misure spaziali e temporali che, appunto, portano all’ignoto".

Quante opere in mostra?

"Saranno esposti 87 quadri tra i più significativi: 37 olii su tela, 34 litografie e 16 disegni".

Secondo lei la pittura di Saffaro è di facile comprensione?

"È un artista da interpretare: affascinante per il suo stile originale che unisce la cultura pittorica del mondo classico col sapere moderno. Io, che l’ho conosciuto bene, posso dire che era un uomo molto riservato e schivo per quanto riguardava l’attività artistica e letteraria, al punto che non ha mai voluto appoggiarsi a mercanti o gallerie. Però apprezzava molto la vita dei salotti, e ciò prova le tante amicizie che aveva coltivato. Durante il periodo della mostra verrà infatti proiettato un breve documentario del regista Giosuè Boetto Cohen, del 2014, con contributi di amici importanti".

E il pubblico come accoglierà un artista così eclettico?

"Penso che la mostra piacerà, perché il pubblico è colto, contrariamente a quello che si pensa. In più, questa pittura mitteleuropea è piacevole: anche solo l’uso del colore è particolarmente attraente".

Sono in programma degli eventi collaterali?

"Alla biblioteca di San Giorgio in Poggiale, il 26 maggio alle 18 lo storico dell’arte Flavio Caroli terrà una conferenza su Saffaro, e il 15 giugno, sempre alle 18, ci sarà un incontro con il matematico e saggista Piergiorgio Odifreddi".

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