
Il direttore artistico Simone Menegoi anticipa le linee guida, le nuove gallerie e l’evento a L’Esprit Nouveau
Simone Menegoi (nella foto a destra) direttore artistico di Arte Fiera dal 2019 e nel 2025, alla fine del suo terzo mandato ci apre le porte di casa per una visita alla prossima Arte Fiera, edizione 48, dal 7 al 9 febbraio 2025: 176 le gallerie della Main Section e delle sezioni curate, 14 espositori nella sezione Editoria e 13 nella sezione Istituzioni.
Menegoi, qual è la parola chiave per Arte Fiera nel 2025?
"La parola chiave è ’Scena Italia’. Non vogliamo dare un tema a tutti i costi, però col ritorno di alcune gallerie che erano mancate negli ultimi anni, si crea un panorama molto ricco e dettagliato delle gallerie italiane e anche dell’editoria, di chi produce edizioni. È un’immagine di quello che succede nel nostro paese a livello di mercato e di proposta".
Tra le novità c’è Prospettiva. Cos’è?
"Una sezione piccola e raffinata destinata agli artisti emergenti che spesso sono rappresentati da galleristi loro coetanei e gallerie giovani, che non sono mai venuti ad Arte Fiera , ma anche da gallerie affermate che hanno uno spazio per la ricerca. Il curatore è Michele D’Aurizio, uno dei più attenti a quello che è successo in Italia e alla creatività emergente. Tutti gli stand saranno raggruppati e potrebbero avere una nota grafica comune".
Lo spazio della performance, che è stata una delle realtà portate da lei nella fiera, quest’anno si rinnova?
"Per me è stato importante non perdere il legame con questa grande tradizione, perché sono 50 anni che Arte Fiera propone, spesso anche in anticipo sui tempi, delle performance all’interno dei suoi spazi. Continua la collaborazione con Fondazione Furla e quindi vedrete una performance di Adelaide Cioni prodotta dalla fiera: un’artista italiana che è legata anche a Bologna, e per la prima volta la sua creazione non sarà all’interno dei padiglioni ma nelle immediate vicinanze, ovvero all’Esprit Nouveau, il padiglione di Le Corbusier. Si tratta di un’edificio meraviglioso che nella ricezione del pubblico corrisponde a un blind spot".
A Bologna l’Esprit esercita un grande fascino.
"Vero, ma per chi viene da fuori non si sa perché, è invisibile. Non perdetelo anche perché il 2025 segna il centenario del padiglione originale di Le Corbusier di cui quello bolognese è una copia".
Tra i punti del 2025 anche una maggiore attenzione ai direttori di musei e curatori stranieri. In che modo?
"Oltre ad aver molto lavorato sul collezionismo straniero, vogliamo che l’arte italiana sia anche all’attenzione di direttori di musei e curatori influenti all’estero. Il fatto che ArteFiera si concentri in maniera quasi esclusiva sulla scena italiana non è un limite, è qualcosa che può interessare chi è alla guida di un’istituzione e vuole approfondire la scena di un paese. A Bologna si può fare, si può esplorare arte italiana dagli inizi del Novecento fino alle ultime proposte in fiera e fuori con Art City".
L’eredità che vorrebbe lasciare?
"Se sarà la mia ultima edizione penso di lasciare una fiera molto forte capace di rappresentare la scena italiana. Voglio consolidare il formato che sta funzionando benissimo".