Bologna, assunta poche ore dopo il parto

La storia a lieto fine di Stefania Ciucci che ora lavora alla Montenegro

Stefania Ciucci, 35 anni, è stata assunta 8 ore dopo il parto

Stefania Ciucci, 35 anni, è stata assunta 8 ore dopo il parto

Bologna, 4 dicembre 2018 – Ha passato nove mesi ad aspettare quel giorno. Ma mai avrebbe pensato che quel 22 ottobre in cui nasceva Damiano avrebbe poi festeggiato anche un altro, inaspettato successo: l’assunzione a tempo indeterminato. Una scommessa vinta, sia per Stefania Ciucci, 35enne di Castel San Pietro sia per il Gruppo Montenegro di Zola Predosa che l’ha voluta nel suo staff nonostante quel pancione. Un pancione che, «a quindici giorni dal parto, al primo colloquio non potevo certo nascondere», racconta lei che da oltre dieci anni lavora come executive assistant, proprio il ruolo che adesso ricoprirà in Montenegro, nella sede di San Lazzaro, per le funzioni operation e supply chain.

Come mai la decisione di cercare lavoro proprio in gravidanza?

«Ero rimasta incinta dopo la scadenza di un contratto a termine non rinnovato e volevo subito rimettermi sul mercato. Mi era già successa in passato una situazione simile e mi ero resa conto di quanto fosse difficile trovare l’azienda giusta, avendo una specializzazione particolare, più che un posto di lavoro».

Cos’ha fatto allora?

«Da subito ho iniziato a fare colloqui, ma appena dicevo di essere incinta le aziende ritiravano subito l’offerta. Compresa una che già mi aveva conosciuto in passato e che mi avrebbe fatto firmare il contratto il giorno stesso».

Sono stati molti i rifiuti?

«Sì, diversi. E nonostante proponessi sempre soluzioni per sgravare le aziende dal ‘peso’ della maternità, nonostante cercassi di non far sentire la gravidanza come un limite e proponessi accordi di ogni tipo per lavorare».

Come si è sentita?

«Trattata come un’inabile al lavoro. E avvilita. Capivo che potevano esserci incombenze impellenti per i datori lavoro e che non potevano attendere, ma mi sono accorta che più spesso era una discriminazione».

Cosa ha deciso di fare?

«Al settimo mese mi sono messa il cuore in pace, rimandando la ricerca del lavoro a dopo la maternità: tanto se non mi avevano assunto prima, non l’avrebbero fatto a tre mesi dal parto».

E invece.

«Un paio di settimane prima del parto sono stata contattata via LinkedIn dal talent manager del gruppo, che avevo conosciuto ad un’altra selezione anni prima quando lavorava per un’altra azienda».

E cosa ha pensato?

«Non mi sono illusa, ma l’ho contattato anche perché è un’azienda che guardavo con interesse da tempo. Lui mi ha spiegato il tipo di esigenze che il gruppo stava cercando, non gli ho nascosto la gravidanza e dopo un paio di giorni mi ha richiamato per il colloquio».

E lei?

«Sono rimasta spiazzata. Quando mi sono presentata lì avevo un pancione enorme, ero anche in imbarazzo. Non ero nemmeno riuscita a trovare su due piedi qualcosa da mettere addosso che fosse vagamente professionale».

Com’era andato il colloquio?

«Avevo iniziato a sperarci, perché mi sembrava fosse andato bene. Comunque se non mi avessero scelto non me la sarei presa: tanto di cappello, pensavo, anche solo ad avermi dato la possibilità di mettermi in gioco».

Poi è arrivato Damiano.

«Sì, il 22 ottobre alle 4,50. Verso fine mattina, ho preso in mano il telefono e trovato la chiamata persa. Ho richiamato subito e mi ha detto che avevano scelto me».

E?

«Ho detto “devo sedermi”. Non ci credevo. Nei giorni successivi ho firmato il contratto: inizio dopo la maternità, a gennaio come part time, poi entrerò full time. Mi sono venuti incontro sotto tutti i punti di vista: è fantascienza».

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