La risposta degli antagonisti: “Se ci chiudete l’Aula C noi saremo ovunque”

Dopo l’ok del tribunale al sequestro pranzo-assemblea a Scienze Politiche

L'Aula C di Scienze Politiche (FotoSchicchi)

L'Aula C di Scienze Politiche (FotoSchicchi)

Bologna, 9 aprile 2015 - “Se ci chiudete un’aula, noi saremo ovunque”. E’ la promessa che arriva dall’Aula C di Scienze politiche dopo che il Tribunale del riesame ha accolto il ricorso presentato dalla Procura, che aveva chiesto di sequestrare i locali di strada Maggiore 45 imbattendosi però nello ‘stop’ del Gip. Di fronte alla prospettiva di uno sgombero, l’Aula C risponde organizzando un’iniziativa già per il pomeriggio di oggi: si comincia alle 13 con un pranzo, seguito da musica, laboratori e performance prima di un’assemblea convocata per le 17. Per quanto riguarda le mosse della Procura, si accusano i pm di passare il tempo ad “inventare teoremi sugli anarchici”, come si legge in un comunicato pubblicato sul sito dell’Aula C.

Contro questa realtà viene avanzata “un’accusa che ha a dir poco del ridicolo. La litania è sempre la stessa”, continua il comunicato: “Anarchici, brutti e cattivi, occupano abusivamente i posti della povera Università pubblica, sottraendoli agli studenti, per commettere atti illeciti e preparare chissà quale attentato terroristico”. Peccato che “le uniche attività illecite che ci vengono contestate - continua il comunicato - sono le feste organizzate in facoltà, non in Aula C, organizzate da studenti, frequentate da studenti e che forse contribuiscono non poco a richiamare altri studenti nell’Ateneo bolognese”. In altre parole, “se il problema sono le feste- scrivono gli attivisti- allora il problema sono gli studenti, non l’aula”. Inoltre: “Peccato che noi le chiavi dell’Aula C non le abbiamo mai avute ed è difficile appropriarsi di un posto, tenerlo chiuso al pubblico, sottrarlo alla fruizione di altra gente senza le chiavi”.

Peccato che “quell’Aula - continua il comunicato - sia stata destinata dal 1995 agli studenti, e che da allora, seguendo o non seguendo il regolamento dell’Ateneo, è stata frequentata innanzitutto da studenti e ha riempito uno spazio universitario di quella parte di cultura che, ormai, nei corsi ordinari te la sogni: anti-psichiatria, attualità politica locale ed internazionale, analisi sull’esistente, storia contemporanea (non come quella insegnata San Giovanni in Monte che si ferma al 1970), questioni di genere, riflessioni sull’organizzazione sociale, sulle strutture del potere, sulle strutture culturali”. Insomma l’Aula C “è stata, è e sarà ancora vita, gioia, festa, amore, lotta e passione - è il messaggio conclusivo - e non sarà una carogna di 800 anni come l’Alma Mater ad ucciderla. Se ci chiudete un’Aula, noi saremo ovunque”.

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