Sì al sequestro dell'Aula C, Giorgetti: "Era ora, mandateli via e i residenti avranno pace"

Il sollievo della presidente di Quartiere La risposta: “Se ci chiudete l’Aula C noi saremo ovunque” (leggi l'articolo)

Bologna, l’ingresso dell’Aula C (FotoSchicchi)

Bologna, l’ingresso dell’Aula C (FotoSchicchi)

Bologna, 9 aprile 2105 - «Era ora. Quello che succede in quell’aula è una vergogna. Finalmente i residenti e gli studenti - quelli veri - avranno un po’ di pace». Per Ilaria Giorgetti, presidente del Quartiere Santo Stefano, la decisione del Riesame sull’Aula C è giusta e sacrosanta, ma non asciuga la rabbia maturata in anni di «tolleranza verso abusi evidenti da parte delle istituzioni cittadine».

«Il Comune – dice la Giorgetti – per troppo tempo ha lasciato carta bianca agli antagonisti, sotto qualsiasi sigla si celassero. L’Aula C è solo una goccia nel mare di occupazioni e prepotenze che è diventata questa città. La situazione, oggi, è peggio che negli anni ’70, perché dietro le proteste di quel periodo c’erano idee. Oggi c’è solo l’arroganza di chi confonde, con dolo, la libertà con l’abuso».

La presidente parla di «nichilisti senza arte né parte, fuori corso da dieci anni, che si arrogano diritti su uno spazio che è di tutti, fregandosene di tutto fuorché dei propri interessi. È tempo che questa gente venga mandata via. Loro sono responsabili del disagio che arrecano. Ma più colpa ce l’ha chi li lascia fare da anni. In primis il Comune. Ma è tempo che anche l’Ateneo prenda una posizione netta».

E l’Università una posizione netta, in effetti, l’ha presa. Lo ha fatto dopo anni di tolleranza, all’indomani del blitz nell’ufficio del professor Angelo Panebianco, presentando un esposto alla Procura. Che si è andato a sommare a quelli, accumulatisi nel corso degli anni (l’aula è occupata dal 1989) dai vicini di casa di palazzo Hercolani.

E, a seguito dell’aggressione ad opera dei soliti noti dell’aula al collega Enrico Barbetti, a novembre scorso, il rettore Ivano Dionigi aveva assicurato che l’Università era «impegnata, secondo la propria funzione e responsabilità, a collaborare con la Procura per venire a capo della vicenda ormai più che ventennale dell’aula C, divenuta insostenibile per i colleghi, il personale e gli studenti di Strada Maggiore 45, per l’Ateneo, per i residenti e per la città tutta». E il momento di cambiare corso è forse arrivato.

n. t.

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