Avvelenò la madre e il patrigno. "Voleva cucinare e noi l’abbiamo accontentato"

Sentita dal pm la madre di Alessandro Asoli, il 19enne che aggiunse alla pasta al salmone preparata per la cena una dose letale di nitrito di sodio, provocando la morte, tra atroci dolori, del 57enne

L’intervento dei carabinieri nell’abitazione e, nel tondo, Alessandro Asoli

L’intervento dei carabinieri nell’abitazione e, nel tondo, Alessandro Asoli

Casalecchio, 21 giugno 2021 - Ha ricordato e ha pianto. "Mi perdoni, ma non ce la faccio...". Più forte di lei il dolore per quella serata che ha cambiato tutto: il compagno morto, lei in fin di vita e il figlio poi finito in carcere. Lei è la mamma di Alessandro Leon Asoli, il 19enne ancora alla Dozza con l’accusa dell’omicidio del patrigno, Loreno Grimandi, e del tentato omicidio della mamma.

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"Fisicamente sta bene, – spiega l’avvocato Gabriele Giuffredi per la donna – ma quello che si porta dentro difficilmente riuscirà a guarire". Ancora seguita da uno psicologo, alcuni giorni fa è stata sentita dal pubblico ministero Rossella Poggioli per mettere nero su bianco quei momenti. Era il 15 aprile quando Alessandro, dopo giorni di insistenza per voler cucinare, ha aggiunto alla pasta al salmone preparata per la cena della madre e del patrigno una dose letale di nitrito di sodio, provocando la morte, tra atroci dolori, del 57enne. La donna si salvò solo per la tempestività dei soccorsi, perché anche le due forchettate di pasta che aveva ingerito sarebbero potute risultare fatali.

"Continuava a chiedere di cucinare – ha spiegato lei –, inizialmente ci sembrava strano ma alla fine l’abbiamo accontentato. Mai avremmo sospettato di una cosa del genere. In casa discutevamo, ma eravamo una famiglia normale".

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Litigi dovuti al fatto che la donna pretendeva molto da Alessandro, ma solo per tenerlo lontano da brutte compagnie. Nessuno però avrebbe presagito quel piano criminale, poi scaricato addosso alla stessa madre. Lei e il compagno dovevano essere le cavie.

Su di loro Alessandro doveva verificare l’azione dei veleni per vedere quanto avrebbero provocato sofferenza, per poi riversarli su di lui. Che sì, voleva suicidarsi, ma non soffrire. Ecco perché, nell’ordinanza di convalida del fermo del 19enne, il gip Gianluca Petragnani Gelosi sottolineò come "la follia suicida che lo animava si è trasformata in follia omicida finalizzata a sperimentare l’effetto dei veleni appena acquistati".

In rete con la carta di credito della madre. E il piatto che da giorni si era offerto di preparare, con panna e salmone, era perfetto: "Molto sapido, idoneo a nascondere il sapore dell’ammoniaca".

Una follia lucidissima con tanto dispiacere "per non essere riuscito nell’intento, per essere stato arrestato, per aver perso la libertà così giovane".

A giorni è atteso il deposito dei risultati dell’autopsia su Grimandi, oltre a quelli relativi all’accertamento voluto sugli apparecchi (telefono e pc) di Asoli. "Nulla sarà più come prima – piange la madre –, la nostra vita è stata distrutta per sempre. Senza un perché".  

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