Aziende, in 2.000 chiedono di lavorare

Boom di richieste di deroga. Francesconi (Cisl): "Occhio ai furbetti". Imprese al setaccio, in campo Finanza e Vigili del fuoco

È boom di richieste per poter continuare la produzione da parte delle aziende dell’area metropolitana bolognese, quelle escluse dalla possibilità di ripartire con l’attività dalle decisioni del governo: sono circa 2.000, infatti, le istanze di deroga ricevute dalla Prefettura. Almeno fino al primo pomeriggio di ieri. Un afflusso decisamente significativo. E ieri mattina il prefetto Patrizia Impresa ha ripreso contatto con i sindacati, dopo il punto congiunto (in videoconferenza, ovviamente) fatto mercoledì. Ad alcuni scambi mattutini hanno fatto seguito altri contatti nel corso del pomeriggio, in una situazione del tutto fluida. Tanto che le tre sigle sindacali, Cgil, Cisl e Uil, in serata hanno mandato una nuova comunicazione congiunta a Palazzo Caprara, per la conferma del nuovo tavolo in videoconferenza fissato per dopodomani pomeriggio e per "conoscere i dati delle eventuali autorizzazioni concesse. Sarà nostra cura – scrivono le sigle – far pervenire eventuali segnalazioni".

Per adesso, circa la metà delle 2.000 richieste di deroga ricevute sono state analizzate dalla Prefettura. Da quanto filtra, di questo migliaio di richieste processate una parte è in via di accettazione, mentre un’altra è stata oggetto di ulteriori approfondimenti incrociando i dati raccolti dalla Guardia di Finanza e dai Vigili del Fuoco. Non si sono per ora dettagli sull’altro migliario di richieste pervenute. "Ci siamo confrontati con la prefetta e abbiamo la sua attenzione al problema – spiega Danilo Francesconi, segretario generale metropolitano Cisl –. Il numero delle richieste, consistente, ci fa pensare che ci siano un po’ di aziende che fanno le furbe. Approfondiremo attentamente e ci confronteremo ancora con la dottoressa Impresa lunedì, anche con le numerose segnalazioni che abbiamo. Rispetto all’ultimo decreto – conclude Francesconi –, è una stima, contiamo un 40% di lavoratori in meno". Attende aggiornamenti anche Maurizio Lunghi, segretario generale bolognese Cgil. "La Prefettura è al lavoro con questo gruppo che gestisce la crisi, composto dalla Città metropolitana, dalla Finanza, dai Vigili del Fuoco – spiega Lunghi –, ci sono richieste e autocertificazioni in ballo. Nel frattempo abbiamo inviato una quarantina di osservazioni e di denunce di attività che secondo noi non sono conformi al protocollo sicurezza e ai nuovi codici".

Intanto la Fiom-Cgil ha fatto i conti prendendo un campione di 105 imprese con più di 100 addetti, per 28.972 lavoratori complessivi. Il 72% dei lavoratori, 20.725 addetti persone, è occupato in aziende che hanno, ad oggi, attivato il ricorso agli ammortizzatori sociali (85 su 105, ma non è detto che tutti i dipendenti siano in cassa). Fa eccezione il settore del packaging, mentre le aziende dell’informatica continuano con il personale che opera da remoto. Di questi 20.725 lavoratori occupati in aziende dove si fa ricorso agli ammortizzatori sociali, il 93% ha garantito la maturazione piena degli istituti contrattuali durante i periodi di cassa. Infine sono, al momento, otto le aziende in cui si sono concordate forme di integrazione salariale e di tutele economiche aggiuntive agli importi di cig. Si tratta di importanti imprese del territorio (nell’elenco Ducati e Lamborghini) che occupano complessivamente 5.520 addetti. "La presenza del sindacato, della Fiom e della Cgil – scrive la Fiom in una nota –, l’autorevolezza delle delegate e dei delegati, dimostrano che si è costruito, in pochissimi giorni e pur in un contesto estremamente difficile anche per l’impatto pesante della cassa integrazione sulle retribuzioni, un meccanismo di protezione per i posti di lavoro e di tutela dei salari delle persone che lavorano che non era affatto scontato".

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