Baby gang Bologna, fucili tatuati e aggressioni. Ecco i video su TikTok

Sulle piattaforme internet si facevano chiamare Ak-47 gang: sono tutti ragazzi della Bolognina, cinque di loro minorenni

I ragazzi più grandi si erano tatuati un kalashnikov

I ragazzi più grandi si erano tatuati un kalashnikov

Bologna, 19 settembre 2020 - L’impressione che danno, guardando i video su ‘Tik-Tok’, fa quasi sorridere. Un gruppo di ragazzini che si atteggiano a gangster. Con tatuaggi tutti uguali, come i mareros salvadoreñi, a rappresentare la comune appartenenza a una banda (video). Una finzione scenica mal riuscita. Ma quello che non è falso, ed è costato l’iscrizione nel registro degli indagati a undici poco più che ragazzini pakistani, sono le coltellate. Quelle, i membri della gang ribattezzata - senza eccelsa fantasia - ‘Ak-47’, le davano vere.

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A stringere il cerchio sulla baby gang, composta esclusivamente da ragazzi dai 16 ai 25 anni, tutti di origine pakistana, tutti abitanti alla Bolognina, sono state le indagini portate avanti dai poliziotti della Polizia postale, del commissariato Due Torri San Francesco e della polizia giudiziaria della Procura. La banda è ritenuta responsabile di due aggressioni: una avvenuta ad agosto dello scorso anno in via Indipendenza, ai danni di un diciannovenne romeno, accoltellato per rapinarlo di scarpe e t-shirt (neppure di marca); l’altra al parco dei Giardini in zona Corticella, il 18 dicembre scorso. Quest’ultimo episodio era stato una vera e propria spedizione punitiva: la banda aveva dato appuntamento a tre coetanei connazionali con la scusa di voler parlare della relazione, non gradita, di uno dei tre con una ragazza. Ma appena arrivati i membri dell’Ak-47 avevano tirato fuori spranghe, tirapugni e pure un coltello, con cui una delle vittime era stata colpita al petto. Per un soffio la lama non aveva toccato il cuore.  

Proprio da quest’ultimo episodio gli investigatori della polizia, coordinati dai pm Flavio Lazzarini per la Procura ordinaria ed Emiliano Arcelli per quella dei minori, avevano avviato gli accertamenti sulla banda. Grazie alla denuncia delle vittime, che conoscevano sui social i loro aggressori, i poliziotti sono riusciti a individuare i responsabili di quell’episodio. "Dopo un’accurata attività info-investigativa – spiega il vice questore aggiunto Claudia Lofino della Polpost –, le immagini estrapolate dai profili social sono state comparate con quelle presenti negli archivi di polizia attraverso un software specificamente progettato per il riconoscimento facciale, giungendo a una compiuta individuazione dei responsabili delle aggressioni". E, a quel punto, i poliziotti hanno scoperto anche che si trattava degli stessi ragazzi autori dell’aggressione di via Indipendenza. In quella circostanza, infatti, gli agenti del Due Torri erano riusciti a identificare una decina di ragazzini e denunciarne due per l’aggressione del diciannovenne romeno.  

Lo studio sui profili social degli adolescenti ha permesso pure di delineare ruoli e modus operandi del gruppo. Che sui social ostentava modi da gang strutturata e su whatsapp si vantava delle violenze e delle rapine messe a segno. E dove i membri più anziani mostravano con orgoglio i loro kalasnikov tatuati. Proprio un video, contenuto nelle chat tra i ragazzi, si vede uno di loro maneggiare una pistola. La stessa, rinvenuta nel corso delle perquisizioni, è risultata essere una fedele riproduzione giocattolo di un’arma vera, privata del tappo rosso.

Nelle case degli undici indagati, cinque dei quali minorenni, la polizia ha trovato varie armi. Nascosto in un bauletto in camera di un ragazzo un grosso coltello da cucina. E poi tirapugni, mazze, proiettili da scacciacani. Le famiglie dei membri della gang, lavoratori in Italia da tanti anni, non sapevano nulla. E gli stessi ragazzi, quando si sono ritrovati soli con le loro responsabilità davanti alla polizia, si sono mostrati per quello che sono: adolescenti che credono che la violenza sia soltanto un gioco senza responsabilità. Le responsabilità, invece, si concretizzano per loro in accuse di rapina, lesioni aggravate e porto d’armi in concorso. Adesso, le indagini proseguono per accertare se la banda si sia resa colpevole di altre aggressioni. Aggressione che potrebbero anche essere rimaste sommerse: per questo, la polizia fa un appello perché chi ha subito rapine o violenze si faccia avanti.

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