Bambino travolto dal carro di Carnevale a Bologna: Curia, due a processo

Il giudice ordina l’imputazione coatta per don Marco Baroncini e Paolo Castaldini, la Procura aveva chiesto l’archiviazione. Il 5 marzo 2019 Gianlorenzo, due anni e mezzo, cadde dal mezzo e morì. "Mancati controlli e autorizzazioni carenti". Le difese: "Nessuna colpa"

I disperati soccorsi dei sanitari del 118 pochi minuti dopo la tragedia

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Bologna, 29 marzo 2022 - Per la tragedia del piccolo Gianlorenzo Manchisi, 2 anni e mezzo morto il 5 marzo 2019 cadendo dal carro del Carnevale dei bambini in via Indipendenza, ci sarà un secondo giudizio. E questa volta riguarderà quello che i difensori della famiglia Manchisi hanno sempre definito il ’livello superiore’. Nei confronti di chi, cioè, aveva il compito di vigilare sulla buona riuscita, e soprattutto sulla sicurezza, dell’evento. Ovvero, secondo l’ordinanza di imputazione coatta firmata dal gip Maria Cristina Sarli, Paolo Castaldini e don Marco Baroncini, rispettivamente responsabili del Comitato del Carnevale dei bambini e del Comitato per le Manifestazioni Petroniane, legati alla Curia. Entrambi chiamati in causa, dopo il rigetto della seconda richiesta di archiviazione dei pm, con l’ipotesi di reato di omicidio colposo per una serie di omissioni e presunte mancanze relative alla manifestazione che costò la vita al bambino.

Nuove indagini

A muovere il tutto fu la denuncia del 4 febbraio 2020 dei genitori di Gianlorenzo, Giuseppe e Siriana – quest’ultima a giudizio nel primo troncone con Paolo Canellini, proprietario e allestitore del carro, e il collaudatore Marco Pasquini – i quali chiesero di verificare anche la responsabilità dei rappresentanti dei due Comitati. Richiesta però rimandata al mittente dal procuratore capo Giuseppe Amato e dalla collega Beatrice Ronchi con gli avvocati dei Manchisi, Mauro Nicastro e Annalisa Gaudiello che si opposero. Nell’udienza camerale, l’allora gip Domenico Panza stabilì nuove indagini ma nonostante ciò ecco arrivare una successiva richiesta di archiviazione, impugnata una seconda volta dalla difesa e discussa a febbraio. Ieri la svolta. Scrive il giudice Sarli che il carro, dopo verifiche tecniche, «non era idoneo ad accogliere bambini in quanto non presentava adeguata protezione esterna, tale da impedirne la possibile fuoriuscita accidentale».  I due Comitati, poi, non avevano presentato nessuna «formale richiesta di autorizzazione amministrativa al Suap», lo sportello comunale che avrebbe «dovuto attivare la commissione di vigilanza pubblico spettacolo competente a verificare il rispetto delle norme di sicurezza». E neppure avevano «presentato una relazione tecnica», attestante «la rispondenza dei carri utilizzati in base alle regole tecniche di sicurezza». 

Omissioni

Ecco perché, sottolinea il gip, Castaldini e don Baroncini sarebbero «responsabili» per «omissioni da ritenersi concausa dell’evento». Innanzitutto avrebbero dovuto «verificare il rispetto delle norme di sicurezza per la salita dei minori» e, in assenza di protezioni, «vietarne l’accesso». In secondo luogo, «acquisire e presentare al Comune una relazione tecnica a firma di un esperto attestante la rispondenza della struttura utilizzata per accogliere il pubblico» come previsto dalla circolare 17082/114 del 2004 del ministero degli Interni sulle sfilate dei carri. Avrebbero poi dovuto sollecitare «l’eventuale controllo della Commissione di vigilanza in applicazione delle procedure previste dalle norme di settore»; predisporre «modelli organizzativi per garantire accettabili livelli di sicurezza. Insomma, «omissioni che si pongono con evidenza», continua il gip, in relazione «causale con l’evento»: omessa vigilanza, omesso impedimento dell’accesso al carro che si «presentava privo di sicurezze», omessa attivazione di organi comunali di controllo. Ora la procura avrà 10 giorni per formulare la nuova imputazione.

Difesa

«Prendiamo atto di questa decisione – spiega l’avvocato dei due, Ludovico Gamberini – e aspetteremo che il pm eserciti l’azione penale. Pm che ci diede già ragione due volte chiedendo l’archiviazione. Siamo di fronte a una normativa molto articolata e forse non sempre chiara dove per decenni nessuno ne aveva evidenziato magagne, questo a sottolineare la buona fede dei miei assistiti. Confidiamo che si possa fare chiarezza e dimostrare presto la nostra assenza di responsabilità». 

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