"Bambole, acquasantiere e bandiere rosse"

Orietta Berti parla del suo libro autobiografico domani all’Oratorio San Filippo Neri

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di Andrea Spinelli

Vita, opere e pensieri (miracoli ancora no) di una bambina che odiava le bambole. Orietta Berti si racconta domani a Marino Bartoletti presentando al LabOratorio San Filippo Neri di via Manzoni (ore 18.30) il volume Tra bandiere rosse e acquasantiere, amarcord in bilico tra Elvis e Tenco, Mike e Pippo, i comizi seduta sulle spalle della madre partigiana e il profumo dei petali sparsi la domenica con papà sul sagrato della chiesa di San Terenziano a Cavriago. "Da tempo con Tommaso Labranca pensavamo di dare un seguito a La vita secondo Orietta, il nostro incontro del ‘97 – spiega la Capinera dell’Emilia –. Poi lui ci ha lasciati, ma l’idea è rimasta. Così, durante il lockdown ho tirato fuori tutto via Skype con la scrittrice modenese Francesca Paravicini e in questo modo inusuale siamo riusciti a combinare un volume che mantiene pure nella scrittura il gusto bonario del nostro parlare emiliano".

Iniziamo dalle bambole.

"Le smembravo, perché amavo solo i bambolotti paffuti. Ma, quando ci siamo conosciuti, mio marito Osvaldo me ne ha regalata una vestita di pizzo bianco e organza scatenando quella che sarebbe divenuta una mania. Oggi in camera ne ho una novantina, mentre le altre riposano in soffitta nelle loro scatole".

Il libro è dedicato proprio ad Osvaldo.

"Il punto fermo della mia vita. Lui ha sempre l’ultima parola in quel che faccio ed è una fortuna che sia così perché io Non illuderti mai, Tipitipiti, Fin che la barca va non le avrei mai cantate. C’è stato un momento in cui alla casa discografica mi chiedevano ‘ti piace la tua nuova canzone?’ e se rispondevo di no tiravano un bel sospiro di sollievo dicendo ‘bene, sarà un successo’".

Il suo primo album raccoglie i brani di una religiosa.

"Le canzoni di Suor Sorriso, una belga dell’ordine delle Domenicane. La casa discografica mi propose d’interpretare quei pezzi. Ma non volevo essere etichettata per il resto dei miei giorni come la suorina che canta e arrivammo ad un compromesso; avrei detto sì alle hit di Suor Sorriso e loro mi avrebbero mandato al Disco per l’Estate con Tu sei quello. Un affare, visto che poi vins".

Il suo rapporto con Bologna è iniziato grazie alle lezioni di canto, prima con Alda Scaglioni e poi col maestro Neri.

"Donna impulsiva, la Scaglioni parlava sempre di Morandi. Se lui era il suo orgoglio, io lo ero un po’ meno. Diceva che mi mancava la voce e che ero stonata. In realtà si trattava solo di timidezza. Il maestro Neri era di tutt’altra pasta, prendevo lezioni da lui con Carmen Villani, diventata frattanto la cantante del gruppo di Fred Buscaglione, gli Asternovas".

Ha conosciuto tre Papi.

"Wojtyla, Benedetto XVI e Papa Francesco che ho incontrato due volte; l’ultima gli ho donato il cofanetto dei miei 50 anni di carriera. Mi ha ringraziata citando Sant’Agostino: ’chi canta bene prega due volte’".

Gli ha raccontato che colleziona acquasantiere?

"Gliel’ha detto don Guido Colombo, il mio padre spirituale bolognese".

Una passione originale.

"Non ho tempo di cercare, così se un amico che s’imbatte in qualcosa d’interessante alle fiere dell’artigianato, mi manda la foto e decido se commissionargli l’acquisto".

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