FEDERICA ORLANDI
Cronaca

Bancarotta Confidi Italia. Condannato a cinque anni di carcere uno degli amministratori ‘occulti’

La cooperativa che si occupava di polizze assicurative fallì nel 2014: a processo erano finiti in sei. Il giudice ha ritenuto colpevole solo l’88enne Giuseppe Campo per aver distratto beni dell’azienda

Bancarotta Confidi Italia. Condannato a cinque anni di carcere uno degli amministratori ’occulti’

Cinque imputati sono stati assolti per il crac che nel 2014 travolse Confidi Italia pmi

Bologna, 18 agosto 2024 – Confidi Italia pmi, società cooperativa che si occupava di polizze assicurative, fallì nel dicembre del 2014. Poco dopo, sei persone finirono a processo, indagate per bancarotta fraudolenta, distrazione di oltre sei milioni di euro, e bancarotta documentale: si trattava dell’amministratore unico e di due ritenuti "di fatto" (difesi dagli avvocati Nicola Chinappi, Luca Camaggi e Manuela Casavecchia), del liquidatore, del sindaco effettivo e del presidente del collegio sindacale. Alla fine, è stato condannato, in primo grado, soltanto uno degli "amministratori di fatto", l’oggi 88enne Giuseppe Campo: cinque anni per avere distratto beni societari alla coop trasferendoli ad altre aziende (alcune delle quali a lui direttamente riconducibili) per "inesistente assunzione del rischio fideiussorio su polizze emesse dalla Confidi", oppure direttamente a persone fisiche come compensi, rimborsi spese o prestiti senza garanzia di restituzione, con movimenti che non hanno convinto i giudici.

Campo è stato condannato anche come concorrente esterno nei reati di emissione di fideiussioni per importi sproporzionati rispetto alla reale possibilità di Confidi di rimborsarne poi i beneficiari e distrazione di risorse della società tramite la veicolazione di queste somme ad altre realtà a lui stesso riconducibili. Questo nonostante il suo avvocato Manuela Casavecchia avesse ribadito in aula come "non fosse provato alcun esercizio dei poteri tipici inerenti la qualifica o la funzione, né partecipazione alla vita societaria" del suo assistito in seno all’azienda, e "nessuno dei testi ha riferito di conoscerlo". L’ottantottenne non era del tutto nuovo a vicende simili: vent’anni fa era stato al centro delle cronache perché finito al centro di due distinte inchieste relative allo scandalo di fideiussioni false emesse nei confronti di alcune società di calcio. La Procura aveva prodotto ai giudici pure alcuni degli articoli che, in quel periodo, avevano raccontato la vicenda, piuttosto articolata, e che nei primi anni Duemila aveva portato pure a quattro arresti: Campo era tra i destinatari della misura. Era stato però assolto con formula piena.

Tutti gli altri odierni imputati sono stati assolti, per non avere commesso il fatto o perché il fatto non sussiste (per alcuni capi relativi all’emissione di fideiussioni false e il mancato versamento di imposte). In aula, il pm Nicola Scalabrini aveva chiesto la condanna di Campo e dell’amministratore unico, l’assoluzione per gli altri compreso l’altro imputato ritenuto amministratore di fatto. "Si tratta di un’assoluzione che accogliamo con grande soddisfazione – commenta l’avvocato di quest’ultimo, Camaggi –, data la gravità dell’iniziale contestazione. L’istruttoria ha permesso di appurare la linearità delle operazioni finite sotto la lente della Procura, riconosciute poi come prive di elementi di dubbio".