Perché il Bar Terzi di Bologna chiude: offre 1.300 euro di stipendio e non trova personale

Per tenere aperto il locale di via Oberdan, serrande abbassate nel chiosco di piazza Aldrovandi. La titolare: "Alcuni chiedono di avere libero il week end, altri di lavorare part time e finiscono per non essere interessati"

Bar Terzi Bologna non trova personale e chiude il chiosco di piazza Aldrovandi

Bar Terzi Bologna non trova personale e chiude il chiosco di piazza Aldrovandi

Bologna, 4 luglio 2022 - Lo storico caffé Terzi di Bologna costretto a chiudere uno dei suoi due bar, quello di piazza Aldrovandi. Per quale motivo? Manca il personale qualificato, i titolari hanno offerto "un lavoro da circa 1.300 euro al mese per 40 ore alla settimana", ma non hanno avuto risposte concrete. Ecco allora che nel chiosco di piazza Aldrovandi (l'altro locale è quello di via Oberdan) è apparso in questi giorni un cartello. "Chiuso per mancanza di personale, ma se sei barista e vuoi lavorare chiama, così potremo riaprire".

Riscontri? Solo una richiesta di appuntamento, raccontano i titolari, da parte di una persona che poi non si è presentata. Diverse telefonate, ma tra questi nessun barista esperto.

"Qualcuno che cerca lavoro ci ha contattato, ma spesso sono persone che hanno fatto il barista, ma per due mesi e tanto tempo fa", racconta Elena Terzi. "Noi offriamo un'assunzione regolare come barista di quinto livello, con contratto collettivo nazionale del lavoro", spiega. Alcuni chiedono di avere libero il week end, altri di lavorare part time e per questo poi finiscono per non essere interessati all'offerta: "Capita anche, alcune volte, che persone con la disoccupazione o il reddito di cittadinanza chiedano di poter lavorare 5-6 ore alla settimana in nero, per arrotondare". 

Bar Terzi chiude, interviene il sindacato Cgil

Anche il sindacato Cgil interviene sulla questione: "Abbiamo dati dell'ispettorato nazionale del lavoro che dicono che nel settore il 70% delle attività presentano delle irregolarità - sottolinea Paolo Montalti, segretario generale della Filcams-Cgil dell'Emilia-Romagna -: non corretta applicazione dei contratti, non corretto pagamento delle ore di lavoro, degli straordinari, condizioni che non vengono rispettate. Forse è questo uno dei motivi per cui lavorare in questo settore risulta meno interessante, meno attrattivo. Non bisogna generalizzare, ma il singolo caso può risentire della condizione generale".

"La difficoltà nel trovare personale - puntualizza ancora Montalti - non diciamo che non sia vera a prescindere. Diciamo però che non è legata al tema, come sostiene qualcuno, che le persone non rinunciano al reddito di cittadinanza. Inoltre dopo la pandemia molti si sono accorti che ci sono esigenze diverse, persone lasciano con dimissioni volontarie e fanno altre scelte di vita".

"E poi non dimentichiamo - aggiunge Montalti - che pubblici esercizi e ristorazione hanno subito particolari restrizioni e chi lavorava lì ha subito riduzioni di reddito con ore di cassa integrazione e altro". Il sindacato ha chiesto alla Regione "di aprire un tavolo permanente sul lavoro nel turismo e di puntare sulla formazione, perché sono lavori che devono essere qualificati e di incrociare domanda e offerta mettendo insieme gli enti bilaterali".

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