Bologna, barista ucciso a Budrio. Caccia al killer con i militari

Viaggio con la task force dell'Arma che sta scandagliando la Bassa. Nel mirino c’è il russo Igor Vaclavic

Un momento della caccia all’uomo

Un momento della caccia all’uomo

Bologna, 5 aprile 2017 – Dieci uomini armati di mitra e pistola si avvicinano con cautela a un casolare. Due di loro, carabinieri equipaggiati anche con i giubotti antiproiettile, si fanno un cenno di intesa. Uno dei due bussa a una porta e poi, non ricevendo risposta, la spalanca e si fionda dentro, seguito subito dagli altri, mentre un gruppo resta fuori a controllare la zona. Il casolare viene perlustrato da cima a fondo, con attenzione e calma. Ogni angolo viene controllato con cura, perché anche nel posto meno probabile e visibile può nascondersi una traccia, un indizio utile a capire se qualcuno è stato lì, anche per poche ore. I carabinieri cercano l’assassino di Davide Fabbri. E le ricerche vanno avanti febbrilmente da quattro giorni. Già nelle ore successive all’omicidio del barista di 52 anni, ucciso sabato sera con un colpo di pistola al petto, nel suo bar alla Riccardina di Budrio, da un uomo armato anche di fucile, i carabinieri della compagnia di Molinella e i sommozzatori dei vigili del fuoco avevano perlustrato l’argine del torrente Idice e anche parte della campagna circostante, a caccia di indizi (armi o indumenti) del bandito.

Il giorno dopo, poi, alle prime luci dell’alba, le ricerche si sono intensificate. È arrivato anche un elicottero dell’esercito che dotato di sensori termici ha perlustrato e continua a perlustrare i casolari della campagna della Bassa Ferrarese e Bolognese. La ricerca è tutta incentrata, tra gli altri sospettati, sulla figura di Igor Vaclavic, ex fante russo di 40 anni, addestrato dall’Armata Rossa – dice lui –, a vivere e resistere anche nelle condizioni più impervie. Vaclavic si trova in cima alla lista dei carabinieri per l’omicidio di Fabbri, ma non è l’unico a essere sotto la lente degli investigatori.

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I militari dell’Arma di tutti i comandi della regione, infatti, hanno ricevuto l’ordine di trovare il Rambo della Bassa e gli altri sospettati, che per precedenti, modus operandi e efferatezza nel compiere crimini, potrebbero essere gli autori dell’omicidio di Fabbri. Una data per la fine delle operazioni non c’è.

I carabinieri sanno che nessuno di loro potrà mollare l’osso fino a quando l’omicida non sarà trovato. Squadre formate da dieci militari dell’Arma, quindi, da sabato sera stanno perlustrando palmo a palmo le campagna della Bassa. Giorno e notte. Senza sosta. Nel mirino ci sono i casolari abbandonati: veri e propri ruderi che rappresentano un rifugio perfetto per chi ha bisogno di nascondersi per un po’, ma che possono diventare anche un luogo ideale dove abitare per chi, come ad esempio fa Vaclavic, è abituato a vivere vagabondando tra una zona e l’altra della Bassa.

E i carabinieri un particolare del genere lo conoscono bene, e non possono non tenerne conto. Proprio per questo, oltre all’elicottero dell’esercito, le campagne sono controllate anche con i cani, addestrati a riconoscere la presenza di esseri umani anche a distanza. I casolari, però, non sono l’unico posto in cui i militari dell’Arma stanno cercando Vaclavic e gli altri sospettati. Le campagne della Bassa, infatti, fatta di canali, campi di mais e granturco, che possono essere utilizzati come nascondiglio, anche momentaneo per celarsi agli occhi dei passanti, sono anche loro perlustrati con attenzione. Le armi e gli indumenti utilizzate e indossate durante l’assalto al bar di Fabbri, infatti, potrebbero essere state abbandonate dal killer per facilitarsi la fuga e ogni minimo indizio, in una caccia all’uomo così intricata, potrebbe essere quello decisivo per dare un nome e un volte all’assassino in fuga.

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