Battistini: "La parola d’ordine è discontinuità"

Il candidato sindaco civico accoglie con favore l’ipotesi di una discesa in campo di Galletti, "purché porti proposte di forte cambiamento"

Fabio Battistini, imprenditore senza tessere di partito, si candida sindaco come civico

Fabio Battistini, imprenditore senza tessere di partito, si candida sindaco come civico

di Luca Orsi

È in campo da dicembre. In una corsa – fin qui solitaria – da aspirante candidato sindaco. Mentre, a destra e a sinistra, i papabili attendono in surplace come consumati pistard, Fabio Battistini – imprenditore senza tessere di partito in tasca: civico che piace al centrodestra – si è alzato sui pedali ed è andato in fuga. Un "atto di amore per la mia città", ha detto.

Si parla di una possibile discesa in campo dell’ex ministro Gianluca Galletti, anche lui come civico sostenuto dal centrodestra. Che ne pensa?

"Ben vengano tutte quelle energie che si mettono a disposizione della città. Purché nel segno di una forte discontinuità. Questa sarà la parola d’ordine della campagna elettorale".

Per esempio?

"Si dica no al tram, no al Passante di mezzo, e si riconosca il fallimento del people mover. Servono segnali molto chiari".

La Lega propone una sorta di Stati generali con le forze civiche della città. Ci andrebbe?

"Volentieri. Credo sia importante che, a prescindere dalla data delle elezioni, possibili candidati, partiti e forze della società civile mettano già sul tavolo buone idee per la città. È tempo di aprire la fase di confronto sui programmi".

Lei cosa proporrebbe?

"Ci sono tre temi che ho ricavato dall’ascolto, portato avanti in questi mesi, con cittadini, imprenditori, associazioni, cooperative sociali. E che ritengo prioritari per un necessario cambio di passo in questa città".

Di quali temi si tratta?

"Partiamo dal sociale. Il prossimo sindaco dovrà affrontare difficoltà mai viste prima d’ora. In una città più anziana e più povera, come spiega uno studio delle Acli".

Come si affronta questa nuova situazione?

"Penso per esempio alla promozione, da parte del Comune, di start-up nel campo delle cooperative sociali, nuovi modelli di partnership pubblico-privato. E a una struttura politica ad hoc".

Quale?

"Un assessorato, o un manager dedicato al welfare. Non è più pensabile che, per un tema così delicato, ci sia una semplice delega a un assessore che si occupa anche d’altro".

Oltre al sociale?

"Lo sviluppo della dimensione internazionale di Bologna. Che passa dalle risorse del Recovery Fund. Si parla di tre miliardi di euro, una cifra enorme".

Il Comune ha presentato i suoi progetti.

"Chi li ha redatti? Con quali criteri? La città è stata coinvolta? Qui serve una task force dei migliori, che coinvolga in modo trasparente associazioni di categoria, imprenditori, esperti. Per rilanciare la città serve un velocissimo cambio di passo. Penso al turismo: servirebbe una fondazione di partecipazione, strumento con capitale pubblico-privato per rendere strutturale, attraverso l’attività dell’amministrazione, la ricerca di investitori sul territorio".

La terza priorità?

"L’ambiente. Non basta qualche albero piantato qua e là e disegnare qualche pista ciclabile in più. Serve un cambio completo di orizzonte. Un approccio internazionale, non bucolico provinciale".

Se i partiti non la appoggeranno, cosa farà?

"Continuerò a portare avanti questi temi, nella forma e nel modo che saranno possibili".

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