
Il 23 maggio 1974 Beppe Savoldi giocò all’Olimpico di Roma. la finale di Coppa Italia contro il Palermo I rossoblù vinsero ai rigori
"Chi l’ha detto che partire da sfavoriti ti porti a perdere una finale? Noi con il Palermo quel giorno avevamo i favori del pronostico, ma sbagliammo l’approccio e senza quel rigore un po’ così trasformato da me al novantesimo la partita l’avremmo persa".
Beppe Savoldi ricorda come se fosse ieri quel 23 maggio 1974 in cui sul prato romano dell’Olimpico il Bologna di Pesaola alzò al cielo la sua ultima Coppa Italia: un 5-4 ai rigori su cui Beppegol mise la firma dell’1-1 al novantesimo e il suggello del penalty trasformato dopo i supplementari.
Savoldi, il 14 maggio all’Olimpico al posto del Palermo ci sarà il Milan.
"Potenzialmente uno squadrone, ma il Bologna in campionato lo ha appena battuto. E poi una finale ha regole tutte sue: l’aspetto psicologico conta almeno quanto quello tecnico".
A Palermo, cinquantuno anni dopo, reclamano ancora quel trofeo.
"L’ho sempre detto: l’arbitro Gonella fu generoso nel concedere quel rigore per la spintarella in area di Arcoleo su Bulgarelli al novantesimo. Poi dagli undici metri io feci il mio dovere, perché modestamente i rigori li sapevo tirare. Ma se analizziamo quella che oggi si chiama prestazione, quel giorno il Palermo avrebbe meritato di vincere".
Ha visto in televisione la festa del Dall’Ara dopo la certezza della finale conquistata?
"L’ho vista e mi sono emozionato. Perché a Bologna ho vissuto otto anni della mia carriera e conosco il modo speciale che hanno i bolognesi di vivere il calcio. Sdrammatizzano tutto con una battuta ma hanno fame di calcio. Anzi: di bel calcio".
Italiano si è rivelato l’allenatore giusto per accontentare anche i palati fini.
"Italiano si sta confermando ad alti livelli ma non dimentichiamoci della base. Il Bologna in queste ultime stagioni non ha fatto un semplice salto in avanti: ha fatto un salto triplo. Perché dietro c’è un proprietario solido come Saputo e tre anni fa è arrivato un signore che qui a Bergamo conosciamo bene".
Il re mida del mercato, Giovanni Sartori.
"Quello che ha saputo costruire Sartori all’Atalanta è storia. Ed è storia anche il lavoro che aveva fatto prima al Chievo. Oggi non mi stupisco che stia facendo le fortune del Bologna".
Torniamo a Italiano: l’altra notte al Dall’Ara sembrava l’uomo più felice del mondo.
"Perché ha capito di aver trovato un ambiente in cui può fare al meglio il suo mestiere. A Bologna ha trovato competenze importanti e una città che non mette grandi pressioni. E’ lo spirito con cui dovrà affrontare la finale: le pressioni sono tutte sulle spalle del Milan". Consigli per Italiano?
"Solo uno: continui ad essere felice dov’è e non ascolti altre sirene. Non è detto che si vinci a Bologna le stesse cose ti riescano da un’altra parte. Il caso di Motta insegna".