Beppe Signori: reato prescritto. "È la fine di un incubo"

Calcioscommesse, si è chiuso a Cremona il processo per l’inchiesta del 2011. Beppegol: "Mi piaceva puntare, ma l’ho sempre fatto in maniera leale"

Beppe Signori in tribunale a Cremona con il suo avvocato Patrizia Brandi

Beppe Signori in tribunale a Cremona con il suo avvocato Patrizia Brandi

Bologna, 16 dicembre 2020 - Reato prescritto: per Beppe Signori cala definitivamente il sipario sul procedimento del calcioscommesse. Ma soprattutto viene a cadere l’insopportabile accusa di essere tra i promotori e organizzatori dell’associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva, che nel giugno 2011 finì al centro dell’operazione ‘Last Bet’, coordinata dalla Procura di Cremona, esplodendo come una bomba anche sotto le Due Torri. "Mi piaceva scommettere, ma l’ho sempre fatto in modo leale e non ho mai truccato una partita: mi hanno rovinato la vita solo perché il mio nome garantiva interesse mediatico", si è sfogato ieri l’ex bomber e capitano rossoblù, presente in aula quando lo stesso tribunale di Cremona ha dichiarato il reato prescritto, chiudendo definitivamente il procedimento.

Mettiamola così: dopo nove anni passati nel tritacarne giudiziario e mediatico Beppegol si è smarcato con un dribbling dei suoi e col sinistro ha infilato una staffilata al sette. I segni del calvario, però, restano tutti. "Sono stati anni di inferno – ha ammesso Signori –. Anni in cui la mia vita é cambiata in tutto. Non mi è stata più data la possibilità di lavorare, ma a prescindere da questo ciò che ho dovuto affrontare è stata tutta una conseguenza di quel fatto: stress e situazioni di disagio in tutto e per tutto. Oggi la vedo in maniera diversa perché sono passati nove anni, ma vorrei che i miei figli mi vedessero come un padre di cui hanno stima e non come uno che andava a comprare le partite. Loro lo sanno, i figli sono sempre dalla tua parte e io sono convinto e sicuro di quello che ho fatto. L’ho detto anche oggi (ieri, ndr ) in aula giurando proprio sui miei cinque figli".

L’accusa, infamante, era quella di aver contribuito, in combutta con la ‘cupola di Singapore’, a taroccare alcune partite per poi lucrare sulle scommesse. "Ma il singaporiano con cui il mio cliente era in contatto non c’entra nulla con la banda di Eng Tan Seet, il capo dell’organizzazione", ha precisato l’avvocato Patrizia Brandi, che ha affiancato Signori nella sua battaglia. Il procedimento era tornato a Cremona dopo la chiusura del 16 luglio 2019 al tribunale di Bologna, con la sentenza di non doversi a procedere per 26 dei 31 imputati. Tra i restanti cinque c’era per l’appunto Signori, che ieri a Cremona si è liberato dell’ultimo macigno. "Contro di me c’è stato un accanimento inspiegabile", ha detto: "In realtà sono stato preso come capro espiatorio: c’era tutto l’interesse mediatico a concentrare le attenzioni sul mio nome. Colpendo me non si colpiva nessuna squadra". Nel 2012 per lui scattò anche la radiazione dalla Figc. Una pagina che riletta alla luce della sentenza di ieri chissà che non possa essere riaperta.

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