
Stefano Betti, modenese, è il nuovo presidente di Ance Emilia Area Centro
Dalle infrastrutture al tema casa. Ecco le priorità da cui parte il nuovo corso dei costruttori di Bologna, Modena e Ferrara, mentre "resta evidente dal punto di vista interno, prima serve riprendere coerenza e coesione nel rapporto con enti locali e istituzioni". Ance Emilia Area Centro presenta così il nuovo presidente, il modenese Stefano Betti, eletto lunedì con la sua nuova squadra per il mandato che arriverà al 2029, che prende il posto di Leonardo Fornaciari ("A cui va il ringraziamento dell’intera organizzazione"), al centro anche delle polemiche per le accuse mosse da alcuni soci verso un presunto conflitto di interessi legato ai lavori del Tecnopolo di Bologna. Eletti anche Federica Zini come vicepresidente ed espressione del territorio di Bologna e Paolo Alberti Pezzoli come vicepresidente in rappresentanza di Ferrara, mentre Achille Dal Rio sarà il tesoriere.
Al centro, chiaramente, le infrastrutture a partire dal progetto del Passante di Mezzo, che sembra indirizzato su un binario morto. Un tema su cui Betti è chiaro: "È prematuro da parte chi si è appena insediato prendere posizione, se non per dare continuità al precedente indirizzo, ma abbiamo bisogno di risposte celeri e rapide – puntualizza Betti –. Se questo è il quadro è importante che si proceda oppure che si cambi, ma immediatamente. Il Passante è decisivo: mi chiedo se Bologna e l’Emilia-Romagna siano in grado di sostenere un blocco dell’opera. Staremo a vedere le proposte, ma per noi importante è il ‘fare’, perché altrimenti a rimanere bloccato è tutto il nostro asse imprenditoriale. Fare e fare presto è l’obiettivo. Dobbiamo continuare ad aumentare l’attrattività della nostra regione, è importante per il nord del Paese, e occorre essere ai tavoli giusti".
Ance Emilia Area Centro raccogliere circa 400 imprese per 6.000 lavoratori e due miliardi di capacità produttiva. Poi c’è il nodo dell’emergenza casa: "Le città oggi come oggi sono veri poli attrattivi – prosegue Betti –: è chiaro che questo crea uno spopolamento verso i territori montani o altre zone. "Negli ultimi 20 non si è investito in edilizia pubblica – chiude Betti –, ma c’è anche un problema di edilizia sociale: non possiamo sentire che le aziende devono andare via perché non riescono a trattenere qui lavoratori per il problema del costo dell’affitto".