
Lepore: "Stiamo uscendo dall’emergenza, ma frane osservate speciali". Poi rivendica lo stop agli istituti: "Se c’è allerta rossa lo dice la legge". E rilancia la Didattica a distanza. Assist da Conti: "Sicurezza da garantire".
"Stiamo uscendo dall’emergenza". Il sindaco Matteo Lepore conferma che l’allerta su Bologna da oggi si colorerà di giallo (mentre in Regione e in parte della pianura bolognese resta l’arancione), quantificando in cinque milioni i danni delle piogge di questi giorni. Una cifra – nonostante il sole di ieri mattina avesse rasserenato gli animi – "non dissimile da quella stanziata per le somme urgenze per le alluvioni del 2023 e 2024. In quel caso però il conteggio aumentò in maniera esponenziale". Resta da capire se, anche in questo caso, la conta salirà.
In ogni caso il bilancio del maltempo, pur non drammatico, lascia i suoi effetti: restano, infatti, almeno 45 persone fuori casa in provincia e in Appennino, dettaglia Enrico Di Stasi, delegato alla Protezione civile della Città metropolitana, preoccupano le frane e i danni alle vie provinciali, con 150 tecnici al lavoro nelle scorse ore. Osservate speciali, dicevamo, le frane: in città via dei Colli è ancora chiusa, mentre nell’hinterland sono 31 le strade con limitazioni o danni.
Sotto la lente restano le scuole chiuse, una decisione, figlia dell’allarme alluvione, che ha fatto arrabbiare i genitori (che hanno lanciato una petizione su Change.org) e ieri anche il coordinamento dei presidenti dei Consigli d’Istituto. Lepore, però, rivendica la decisione "perché questo dice la legge" quando viene emessa l’allerta rossa. "Come sindaco – continua – ho il dovere e la responsabilità di fare in modo che quando c’è un’allerta rossa di questa gravità la città si fermi il più possibile per salvaguardare l’incolumità delle persone". Insomma, "a fronte di scenari gravi e diffusi gli spostamenti vanno ridotti. Del resto – ricorda – abbiamo avuto la stessa allerta di ottobre. Senza queste ordinanze commetterei un reato di fronte a qualcuno che dovesse perdere la vita". Morale: se questa volta non ci sono stati disastri, non significa che non ci fossero buoni motivi per fermare le scuole, è il ragionamento. Sulla stessa linea l’assessora regionale Isabella Conti, che difende l’operato di Palazzo d’Accursio: "Meglio una chiusura delle scuole in più che un disastro. Va garantita la sicurezza di tutti". E, ieri sera, è stata chiusa al transito via Mentana a causa della caduta di calcinacci dal campanile della chiesa. Oggi verranno eseguiti i controlli da parte dei vigili del fuoco.
In futuro, non esclude l’assessora, si potrà però ragionare anche a provvedimenti più puntuali sui diversi istituti. Lepore, dalla sua, mette in fila i numeri: "Dal 2023 al 2024 le scuole sono state chiuse solo sette giorni per via delle ordinanze per i disastri di maggio e poi di ottobre. Meno di così non si poteva. Non ci possiamo permettere di abbassare la guardia". Restano sul campo ipotesi per rendere più soft il carico sulle famiglie: "Con l’assessore Ara abbiamo proposto di attivare la Dad, la didattica a distanza, ci lavoreremo con l’Ufficio scolastico". Quanto alle aziende, "noi invitiamo sempre ad adottare lo smart working (sebbene i sindacati abbiano attaccato la decisione di Unipol di non accogliere la richiesta di lavoro da remoto, ndr) – ricorda Lepore – ma servirebbero anche congedi familiari per gli eventi climatici. Ma questa è una cosa che devono fare governo e Parlamento".
Il sindaco, infine, torna sul ’dossier Bologna’ e incalza Regione e governo: "Occorre un piano speciale per Bologna, però serve la nomina del commissario per l’alluvione 2024. Ma siamo tutti in attesa, visto che il commissario Curcio non ha ancora avuto il decreto che gli dà la competenza anche sul Comune capoluogo e sugli eventi di ottobre scorso". Un decreto, come anticipato dal ’Carlino’, che però dovrebbe arrivare a breve.