Bimbi e sindrome di Kawasaki, scatta l’allerta

Sant’Orsola, la pediatra Marianna Fabi: "Cinque casi in due mesi, giusto capire se c’è una correlazione con la pandemia in corso"

Migration

Nel Nord Italia si assiste a un aumento dei casi della sindrome di Kawasaki tra i bambini, malattia infiammatoria delle arterie di piccolo calibro, e Angelo Ravelli, il segretario del gruppo di studio di reumatologia pediatrica della Sip, la Società italiana di pediatra, ha scritto una lettera ai colleghi per raccogliere le segnalazioni.

Dottoressa Marianna Fabi, sono arrivati più bambini con questa sindrome rispetto ad altri periodi?

"Negli ultimi due mesi abbiamo visto cinque casi", risponde la responsabile dell’ambulatorio della malattia di Kawasaki del Sant’Orsola.

Chi sono questi piccoli pazienti?

"Tre maschi e due femmine che vivono nell’area metropolitana e hanno un’età inferiore ai cinque anni".

Sono positivi al Covid?

"Finora no e mi riferisco ai tre bambini a cui è stato fatto il tampone: sono risultati negativi. Ma ora sono in corso i test sierologici su tutti e a giorni avremo i risultati".

Come mai il tampone solo su tre?

"Nei primi casi non era indicato. Dopo i test, vedremo come comportarci. Nello studio della Sip in corso, alcuni bimbi sono risultati positivi alla sierologia per il Coronavirus, nonostante i tamponi fossero negativi".

Cinque in due mesi. Tanti?

"Tanti per i numeri del nostro centro, ma una caratteristica della malattia è che le diagnosi avvengono a grappoli, ossia i casi isolati sono pochi. Lo scorso anno, fuori dalla pandemia, ho avuto quattro casi tra fine maggio e inizio luglio".

Quanti casi in un anno?

"Nella Pediatria d’urgenza del Sant’Orsola, diretta dal professor Marcello Lanari, ne arrivano tra i 7 e i 10. In regione l’incidenza è di 14-16 casi ogni 100mila bambini sotto i 5 anni, di cui la metà ha un’età inferiore ai 2 anni. Quindi, parliamo di una malattia rara".

Quali sono i sintomi riscontrati nei cinque bambini?

"Hanno una vasculite, ossia un’infiammazione delle arterie di piccolo calibro, febbre persistente, rossori cutanei e alterazioni alle mani e ai piedi come gonfiori. Possono poi mostrare labbra rosse e secche e una congiuntivite senza secrezioni, ma solo con occhi rossi, e linfonodi ingrossati del collo".

Qual è l’aspetto più rischioso?

"Quando i vasi infiammati interessano le coronarie. Le terapie, a base di immunoglobuline, quindi anticorpi, e acido acetilsalicilico, riducono nella stragrande parte dei pazienti, l’interessamento coronarico".

Come nasce l’ipotesi del collegamento con il Coronavirus?

"Dal momento che le diagnosi avvengono a grappolo, la malattia, con una predisposizione genetica, può essere scatenata da un fattore ambientale e in questo periodo si è pensato all’associazione con il Coronavirus. Ma, al momento, non siamo in grado di confermare scientificamente questo legame: è una speculazione che va supportata da evidenze".

Quindi parteciperete allo studio della Società italiana di pediatria?

"Certo, daremo il nostro contributo alla sorveglianza multicentrica".

Qual è la sua idea?

"È giusto capire se in una zona di pandemia c’è correlazione reale con l’aumento dei casi della sindrome di Kawasaki. Ma adesso è presto per tirare delle conclusioni, nella letteratura scientifica internazionale c’è ancora poco".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro