"Bimbi immuni al Coronavirus? È falso, a scuola serve attenzione"

Studio europeo con il Sant’Orsola: c’è un 8% di malati gravi sotto i 18 anni. Il pediatra Lanari: "Si infettano meno, ma i rischi non sono da sottovalutare".

Migration

di Federica Orlandi

La scuola è una delle ultime cose rimaste da riaprire, dopo il lockdown. E già lo sguardo di addetti del settore, alunni e genitori è rivolto a settembre. Quando i bambini dovranno tornare in aula e affrontare le novità che l’emergenza Coronavirus ha portato.

Professor Lanari, cosa dobbiamo aspettarci?

"Se da un lato mai come in questo periodo nuove evidenze scientifiche si rincorrono velocissime e due settimane possono cambiare tutto – risponde il professor Marcello Lanari, direttore di Pediatria d’urgenza al Sant’Orsola –, dall’altro con alcuni colleghi abbiamo inviato lettere al Ministero perché non abbiamo apprezzato il fatto che, mentre si riapriva tutto il resto, nessuno parlava della scuola. La quale, dato il suo ruolo non solo didattico, ma anche di crescita emotiva e psicologica, avrebbe meritato più attenzione. Ora però, settembre si avvicina e non è ancora il caso di esporci a facili ottimismi".

Ovvero?

"Non voglio fare l’uccello del malaugurio, ma vedo atteggiamenti sempre più rilassati rispetto alle misure di sicurezza: questo non si traduce in un’impennata di infezioni perché viviamo più all’aperto dove circola l’aria e il sole aiuta, ma in autunno, al chiuso, torneranno i rischi".

Anche per i bambini?

"Con la nostra unità di pediatria abbiamo preso parte a uno studio multicentrico, che ha coinvolto 25 Paesi europei e 82 unità di pediatria, sull’incidenza del Covid sui ragazzi sotto ai 18 anni. Abbiamo preso in esame 582 bambini infettati e abbiamo scoperto come sebbene la maggior parte di loro abbia avuto solo sintomi lievi, l’8% è stato ricoverato con patologia grave: il 4% ha avuto persino bisogno del ricovero in Terapia intensiva, con ventilazione assistita prolungata. Se in autunno aumenterà il numero di bimbi infetti, fosse pure basso in assoluto, dobbiamo mettere in conto che potrebbero esserci casi gravi. Dobbiamo essere pronti".

Cosa suggerisce?

"Le scuole adottino le cautele del caso: bimbi sopra i sei anni con la mascherina, mani lavate spesso con sapone o gel. Soprattutto, cosa forse più difficile, è opportuno evitare affollamenti in classi con per esempio 25-30 alunni. Ciò significa sia più distanza, sia più agilità nel tracciare e isolare i contatti se c’è un infetto. E per un po’ niente ricreazioni collettive, riunioni e feste scolastiche".

Poi tornerà l’influenza...

"Durante la chiusura c’è stato un crollo verticale delle malattie infettive tra i bambini, Covid compreso. Con la riapertura delle scuole torneranno a circolare e molte, influenza in primis, hanno sintomi simili al Coronavirus. Perciò sarà difficile capire di cosa si tratti e avviare percorsi ad hoc. Il consiglio è innanzitutto di fare il vaccino antinfluenzale ai bimbi sopra ai sei mesi, sgombrando così il campo almeno dall’influenza".

Ma quindi i bimbi si infettano quanto gli adulti?

"No, il rischio che si infettino tra loro o che contagino gli adulti non è altissimo. Questo rassicura, certo, ma le norme vanno rispettate lo stesso".

Ci sono fattori di rischio particolari?

"Come negli adulti, i maschi sono un poco più a rischio delle femmine; ma dell’8% dei casi gravi rientrati nel nostro studio, il 25% aveva condizioni cliniche precedenti aggravanti, come asma o diabete. Sono più a rischio poi i piccolo con meno di un mese e il ricovero a infezione già arrivata alle basse vie aeree".

C’è da avere paura?

"La situazione non è spaventosa, ma non è ancora un liberi tutti. Istituzioni, famiglie e giovani devono capirlo. La prossima stagione sarà il primo autunno di Covid: attrezziamoci al peggio, poi siamo sempre in tempo ad allentare la presa".

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro