REDAZIONE BOLOGNA

Bimbo morto a Carnevale: "Vigilanza insufficiente, la tragedia era evitabile"

Le motivazioni del giudice Ricci che ha condannato i due organizzatori. Il piccolo cadde da un carro e finì sotto le ruote, "coperte solo da un drappo".

Gianlorenzo Manchisi sul carro

Gianlorenzo Manchisi sul carro

"Nessuno dei volontari della Curia era intorno al carro, mentre avrebbero dovuto essercene quattro, uno per ogni angolo... Questa concreta misura antinfortunistica avrebbe evitato l’evento con alta probabilità logico/razionale? Sì". È questo il punto chiave delle motivazioni della sentenza con cui il giudice Filippo Ricci ha condannato a un anno e 4 mesi per omicidio colposo Paolo Castaldini, all’epoca presidente del comitato organizzatore del carnevale, e don Marco Baroncini, all’epoca responsabile del comitato per le manifestazioni petroniane organizzate dalla Curia, per la morte, avvenuta il 5 marzo 2019, di Gianlorenzo Manchisi, il bambino di due anni e mezzo che cadde da uno dei carri allegorici e fu investito dal mezzo. Sono stati invece assolti la madre del piccolo, Siriana Natali, che si trovava sul carro assieme al figlio, e il collaudatore Marco Pasquini. La mamma dev’essere assolta "non perché estranea al fatto, ma perché inevitabilmente ignara del pericolo che si nascondeva sotto la pedana allegorica, e cioè dove fossero posizionate le ruote che avrebbero schiacciato Gianlorenzo".

Un quinto imputato, l’allestitore Paolo Canellini, nel 2022 era stato condannato in abbreviato a un anno e mezzo. "Non è tanto importante – scrive il giudice – che cosa ci fosse (o non ci fosse) ‘sopra’ il carro, sulla ‘pedana aggregativa’ o nella cornice amministrativa del Carnevale dei bambini, quanto piuttosto cosa ci fosse (o non ci fosse) ‘sotto’ il carro, il posizionamento delle ruote rispetto alla sovrastante ‘pedana’, la visibilità e la vigilanza del fattore di rischio che ha concretizzato la morte di Gianlorenzo, ossia il modello, le misure organizzative approntate per la prevenzione di questo rischio". Il bimbo cadde all’indietro, di schiena, finendo sotto una delle ruote.

"Il proprietario/allestitore del carro (Cannellini) e gli organizzatori (Castaldini e Baroncini) – aggiunge Ricci – trainavano e lasciavano sfilare il carro con un drappo/moquette di colore rosso, che nascondeva ai partecipanti (quindi anche i genitori del bimbo, ndr) il posizionamento delle ruote gemellari in prossimità del punto in cui, sopra il carro, Gianlorenzo si appoggiava di schiena alla balaustra, si sedeva sulla traversa più bassa e scivolava all’indietro". Si chiede quindi il giudice: "Perché la parte inferiore del carro era coperta da questo sinistro sipario e non piuttosto da una carenatura che avrebbe, questa sì, evitato l’evento?".

Dunque, per Ricci, le ruote non solo non erano ’carenate’ ma erano anche nascoste da un drappo che impediva a tutti di percepire il pericolo. In più, invece di esserci appunto 4 volontari per carro a vigilare su ogni angolo, ce n’erano solo due posti davanti che però "vigilavano sul carro che precedeva nella sfilata". Insomma, un mix di imprudenza e imperizia. A Castaldini e Pasquini, però, vanno concesse le attenuanti generiche per "il rimarchevole valore sociale delle due personalità". Il giudice, infine, ha disposto un risarcimento da quantificarsi in sede civile (l’azione "potrà essere promossa anche contro Comune e Diocesi") con una provvisionale di un milione di euro a favore di madre, padre e due fratelli di Gianlorenzo.

Gilberto Dondi