Bologna, bimbo ucciso da una finestra. Il gip: ‘Processate l’Acer’

Il giudice respinge la richiesta di archiviazione. Bocciate le conclusioni dei pm

Alessandro Do Rosario, di Capo Verde, aveva nove anni

Alessandro Do Rosario, di Capo Verde, aveva nove anni

Bologna, 13 febbraio 2018 - Il giudice Grazia Nart rispedisce al mittente la richiesta di archiviazione della Procura e ordina al pm di formulare l’imputazione coatta per il funzionario dell’Acer indagato nell’ambito dell’inchiesta sulla morte del piccolo Alessandro Do Rosario. Non solo. Il gip ordina anche di individuare altri soggetti «eventualmente responsabili», sia di Acer che del Comune. E non è ancora finita, perché il gip ordina infine di iscrivere la denuncia presentata dal papà di Rosario contro i consulenti della Procura, accusati senza mezzi termini di falso. È una decisione clamorosa quella depositata ieri dalla Nart, capo dell’Ufficio gip, che boccia nella parte più importante, quella su Acer, le conclusioni a cui erano giunti il pm Antonello Gustapane e il procuratore capo Giuseppe Amato. Viene invece accolta la richiesta di archiviare la madre e la sorella del bimbo.

La vicenda è appunto quella di Alessandro Do Rosario, 9 anni, di Capo Verde, morto dissanguato il 5 agosto 2016 in un appartamento Acer di via Benini: il piccolo quel giorno era in casa da solo con il nipotino di 3 anni e, nel tentativo di liberarlo dal balcone dove era rimasto intrappolato, diede un calcio alla portafinestra provocandosi un letale taglio all’aorta femorale. La madre e la sorella erano uscite per fare la spesa. Oltre a loro, sotto indagine era finito anche Vinicio Mario Bertoli, 44 anni, responsabile manutenzione di Acer, accusato di omicidio colposo perché il vetro, pur fuori norma perché troppo sottile, non fu sostituito, nonostante la famiglia tempo prima avesse chiamato l’assistenza perché la finestra non si chiudeva bene.

Sulla scorta della consulenza degli ingegneri Cosmo Durante e Lorenzo Di Capua, il pm aveva concluso che l’obbligo di sostituire il vetro troppo sottile era entrato in vigore solo nel 2014, quindi dopo l’intervento di ristrutturazione dell’alloggio del 2011 durante il quale era stata montata la portafinestra incriminata. Ma il legale del padre, Giovanni Sacchi Morsiani, si è opposto a questa tesi, sostenendo che in realtà l’obbligo ci fosse fin dal 2005, anno di entrata in vigore del Codice del consumo che ha reso cogente la direttiva del settore, poi modificata nel 2007. Una posizione condivisa dal giudice Nart, secondo cui l’anno di entrata in vigore dell’obbligo di sostituire i vetri non a norma è appunto il 2007, quindi ben prima della ristrutturazione del 2011.

Scrive il gip: «Pur non essendovi alcuna norma che imponga in via generale la sostituzione in tutti i condomini dei vetri esistenti con vetri a norma, è evidente che nel caso in cui vengano effettuati lavori di ripristino all’interno di un alloggio che includano sostituzioni di vetri preesistenti, la normativa in materia di sicurezza assume particolare rilievo e il locatore è tenuto a consegnare al conduttore la casa in buono stato di manutenzione». Il giudice ordina perciò al pm di chiedere il rinvio a giudizio per Bertoli entro 10 giorni e di «individuare altri soggetti eventualmente responsabili per Acer Spa, Acer Promos Spa (manutenzione) e Comune (proprietario degli alloggi; ndr)».

Quanto ai due consulenti, il gip rimarca il problema di incompatibilità sollevato dall’avvocato Sacchi Morsiani e cioè che Di Capua fu prima scelto e poi confermato dal pm nonostante risultasse nella lista dei fornitori di servizi di Acer. Poi sottolinea che i due «si contraddicono» nella perizia. Infine ordina al pm di iscrivere nelle notizie di reato la denuncia del padre sui presunti falsi degli stessi consulenti, cosa che invece il pm non aveva fatto.

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