Bio on, parla il fondatore Astorri. "Una rivoluzione, perciò ci hanno fermato"

Intervista esclusiva all'ex presidente (indagato) dopo il fallimento: "Il potenziale tecnologico resta enorme. Vittime di un attacco speculativo ben preparato"

Marco Astorri, fondatore ed ex presidente di Bio-on

Marco Astorri, fondatore ed ex presidente di Bio-on

Bologna, 14 gennaio 2020 - Marco Astorri: da grafico a re della plastica. Racconti la sua ascesa. "Con Guido Cicognani, abbiamo creato una società, acquistando una piccola serie di brevetti. Nel 2013 ci è stato proposto di quotarci al segmento AIM. Ci è sembrata una buona occasione per crescere, rimanendo indipendenti. Potevamo diventare l’azienda leader a livello mondiale nel campo dei biopolimeri. L’attacco della speculazione ha fermato tutto. Non per caso". Lei disse: abbiamo in mano un prodotto che tutti vogliono avere. E’ ancora così? "Sono sempre più convinto. Basti pensare che con il PHAs prodotto da Bio-on sono stati realizzati prodotti di ogni genere e la gamma di possibili applicazioni non è del tutto esplorata". A luglio ecco la bordata di Quintessential (QCM) e della ‘nuova Parmalat bolognese’... "Non accetto il paragone con Parmalat, così come trovo ingiusto lo squilibrio tra chi ha potuto preparare in molti mesi un attacco speculativo e chi, come noi, difendere in pochi minuti il lavoro di anni. Bio-on era una società vigilata, mentre QCM non risulta essere un fondo e non è società vigilata". Tra il 2017 e il 2018 i ricavi sono quintuplicati. Lei affermò: “In linea col piano industriale 2017-2020”. Perché un piano così ambizioso? "Rispettava le possibilità di un'azienda che stava operando per sostituire la plastica con un prodotto non inquinante e aveva la tecnologia per farlo". Parlavate di una produzione mensile di 80 tonnellate, la Procura però dice 5... "L’impianto è stato costruito per 1000 tonnellate all’anno. Dopo pochi mesi dall’accensione, era già oltre il 40% della produzione, e sarebbe arrivato a regime nel 2020; tuttavia, non era stato progettato per la produzione su larga scala ma per consentire a Bio-on di sperimentare e presentare la tecnologia, anche ai suoi partner industriali". Vi accusano di false comunicazioni e manipolazione del mercato: come vi difendete? "Con i miei avvocati (Filippo Sgubbi e Tommaso Guerini, ndr), dimostrerò che Bio-on non ha mai presentato bilanci falsi e che nelle comunicazioni al mercato ha sempre rispettato il regolamento AIM. Proveremo che sono infinitamente maggiori i profitti ai quali abbiamo rinunciato, lasciando scadere warrant e non vendendo azioni, di quelli che ci sono contestati". Le intercettazioni telefoniche: “E' colpa del sistema che ci ha indotto a fare queste comunicazioni“. Può spiegare? "Non dovrebbero essere lette in maniera parziale. Mi riferivo al fatto che una società quotata ha un margine di azione più limitato di una non quotata, in quanto gli organi di vigilanza possono intervenire sulla diffusione delle comunicazioni". Bio-on può essere salvata? "Massima fiducia nei curatori, sono sempre certo che Bio-on abbia un enorme potenziale tecnologico, tanto che, subito dopo l’attacco QCM, Cicognani e io abbiamo apportato risorse alla società per circa 18 milioni". Che ne pensa dell’ipotesi della Uil di una cooperativa con i lavoratori stessi? "L’idea è suggestiva, anche perché il valore aggiunto della società è sempre stato la grandissima professionalità e competenza dei suoi dipendenti". Dicembre 2016: annunciate un contratto di licenza di 55 milioni per produrre la plastica ecologica per una multinazionale estera. Contratto che, per la Procura, non sarebbe mai stato firmato. "Come abbiamo già dimostrato al Tribunale delle imprese, esistevano sia la multinazionale, sia il contratto. Solo che ci era stato imposto un patto di riservatezza molto rigido e, in accordo con l’autorità di vigilanza, adottammo quella formula". Tornando alle accuse di QCM: i costi di produzione di Bio-on erano 15 volte più alti dei concorrenti. È così? "La nostra sfida consisteva nel sostituire un prodotto ricavato dal petrolio con uno biodegradabile al 100% in natura. Il mercato su cui intendevamo operare non era solo quello tradizionale, ma un nuovo mercato, che sta nascendo anche grazie alla sensibilità per l’ambiente delle nuove generazioni". Il suo giudizio su QCM? "Subito dopo l’attacco, ci siamo rivolti alla magistratura, sapendo di non avere nulla da nascondere. Da ottobre non ho più potuto avere alcun ruolo in Bio-on; mi auguro vengano approfonditi tutti gli aspetti di una vicenda, nella quale per la prima volta nella storia della finanza italiana, un soggetto in dichiarato conflitto di interessi ha compiuto un attacco che ha bruciato in poche ore centinaia di milioni di investimenti".

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