Bio On, sì al patteggiamento di Rosa. A giudizio Astorri e gli altri imputati

Il gup Sarli ha disposto il rinvio, a novembre. Si è invece riservata sulla richiesta di dissequestro dei beni

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Bologna, 26 luglio 2022 -  L’ora della resa dei conti, si fa per dire, è arrivata. Rinviati a giudizio nove dei dieci imputati per il crac di Bio On, la start up di bioplastiche di Castel San Pietro quotata in Borsa, arrivata a valere 1,3 miliardi e poi fallita nel 2019 a seguito del report del fondo speculativo Quintessential che, definendo Bio On "un castello di carta" e "una nuova Parmalat a Bologna", fece aprire un’indagine a Procura e Guardia di Finanza. Gli imputati sono accusati a vario titolo di bancarotta fraudolenta impropria e per distrazione, manipolazione del mercato e tentato ricorso abusivo al credito; la giudice Maria Cristina Sarli ha stabilito il proscioglimento per i reati di manipolazione contestati fino al 2017 compreso, poiché prescritti, e il rinvio a giudizio per gli altri capi d’imputazione.

La gup ha inoltre accolto l’ampiamente discussa (dalle parti civili) istanza di patteggiamento presentata dall’avvocato Giovanni Domeniconi per conto del revisore dei conti di Ernst & Young Alberto Rosa, che d’accordo con la Procura – aggiunto Francesco Caleca e sostituto Michele Martorelli – aveva richiesto una pena di un anno e mezzo con riconoscimento delle attenuanti generiche prevalenti e sospensione condizionale; dovrà in più risarcire le parti civili di parte delle spese di costituzione. "Piuttosto che subire la pena di essere coinvolto per anni in un processo ingiusto, Alberto Rosa ha deciso per motivi personali di definire la propria posizione in udienza preliminare, nonostante sia innocente", sottolinea l’avvocato Domeniconi.

Ieri mattina (ma non nel pomeriggio, alla lettura del dispositivo) era presente in aula anche Marco Astorri, fondatore e presidente del Cda nonché principale imputato al processo, il cui avvocato, il professor Tommaso Guerini, ha chiuso l’udienza preliminare con la propria arringa. In cui ha chiesto tra l’altro il dissequestro dei beni dell’imprenditore, cui sono stati bloccati circa sette milioni di euro. Una misura basata principalmente sull’accusa di manipolazione, i cui fatti sono ora appunto per lo più prescritti, aspetto su cui hanno fatto leva anche le difese degli altri imputati. Procura e alcune parti civili, dal canto loro, hanno invece fatto la richiesta diametralmente opposta di rendere il sequestro conservativo. Il giudice si è riservato di decidere e notificherà prossimamente i provvedimenti.

Nel frattempo, le parti civili commentano l’accoglimento del patteggiamento di Rosa e dell’uscita di scena di Ernst & Young al processo penale. "Noi avevamo fatto rilevare come la richiesta di patteggiamento non avesse tenuto conto dell’assenza di proposte risarcitorie da parte dell’imputato, nei limiti delle sue possibilità – riflette l’avvocato Alessandro Gamberini, che con altri avvocati rappresenta circa 120 azionisti –. Fermo restando che la parte civile non ha titolo per esprimersi sulla pena, se la giudice ha ritenuto di ammettere il patteggiamento avrà fatto una valutazione diversa dalla nostra. Nessuno scandalo. È però venuta meno una delle garanzie dei risparmiatori nel processo penale, e non da poco. Il responsabile civile chiamato in causa, cioè la società di revisione Ernst & Young, è uscita da questa sede. Valuteremo come e se agire in quella civile; il patteggiamento è una sostanziale ammissione di responsabilità, si apre quindi la strada civilistica per un’azione risarcitoria nei confronti della società di revisione". Concordano gli avvocati Federico Fischer e Salvo Tesoriero e quest’ultimo aggiunge: "In questa vicenda ci sarà un processo per un reato grave come la bancarotta, lo seguiremo e speriamo in quella sede di fare valere le ragioni dei risparmiatori e ottenere un risarcimento del danno subito. Poi, in sede civile, agiremo anche nei confronti di Ernst & Young".

Oltre all’ex numero uno Astorri, sono stati rinviati a giudizio il suo vice Guido Cicognani, il presidente del collegio sindacale Gianfranco Capodaglio (difeso dal professor Nicola Mazzacuva), poi Gianni Bendandi (revisore Pricewaterhouse), Vittorio Agostini (collegio sindacale), Pasquale Buonpensiere (direttore finanziario), Vittorio Folla, Gianni Lorenzoni e Giuseppe Magni. Il processo comincerà il prossimo 18 novembre, le parti civili costituite sono circa un migliaio, tutti azionisti dell’ex start unicorno.

Il polverone su Bio On, come detto, si sollevò tre anni fa, quando la Finanza arrestò il numero uno del colosso delle bioplastiche, Astorri, mentre il vice Cicognani e il presidente del collegio sindacale Capodaglio furono interdetti dall’esercizio dei ruoli aziendali (poco dopo Astorri diede le dimissioni e la misura fu ridimensionata in divieto temporaneo di esercitare uffici direttivi). Furono sequestrati preventivamente anche 150 milioni di euro tra immobili, auto e conti correnti, sequestri poi in parte cancellati dal Tribunale del Riesame.

 

 

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