Bologna, 25 marzo 2025 – Oltre 70 perquisizioni dalle prime luci dell’alba nell’ambito dell’operazione ‘On Air’ della Direzione Investigativa Antimafia, con la Guardia di Finanza e i Carabinieri: 10 persone sono finite nei guai, alcune agli arresti domiciliari altre con l’obbligo di dimora. E c'è anche un operatore di sportello di un ufficio postale della bassa bolognese, ora sospeso, fra le persone destinatarie di misure disposte dal gip di Bologna Claudio Paris.
Sequestrati aziende, titoli e valori per 2 milioni di euro.

L’attività, coordinata dalla Procura della Repubblica, Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna, nasce da una segnalazione per operazioni sospette su un presunto giro di riciclaggio, inviata dalla Dnaa ed è stata condotta dalla Dia con attività tecniche d’intercettazione telefonica e ambientale nonché accertamenti bancari e pedinamenti.
Gli indagati sono 27, misure per 10 persone: le accuse
Gli indagati sono 27 e 10 le persone che hanno ricevuto misure coercitive o interdittive: di origine casertana sono ritenute responsabili di “associazione per delinquere finalizzata all’emissione di fatture per operazioni inesistenti, riciclaggio, autoriciclaggio e sostituzione fraudolenta di valori”.
Per quattro di loro sono scattati gli arresti domiciliari, per 5 l’obbligo di dimora, il dipendente di Poste Italiane è stato sospeso dal servizio.
Quest'ultimo, ha spiegato il capo del centro Dia di Bologna Marco Marricchi, è stato ritenuto “parte dell’organizzazione criminale e avrebbe dato un contributo fattuale ai fini associativi, anche attraverso il lavoro che faceva”.
Maxi sequestro
E’ scattato il sequestro preventivo, per un totale di oltre 2 milioni di euro, a carico di 5 società fra Bologna, Modena e Ferrara (affidate ad un amministratore giudiziario) e 25 persone fisiche.
Si tratta soprattutto di imprese del settore dell'edilizia e delle costruzioni.
L’origine dell’indagine
Tutto è partito da operazioni sospette relativa a un presunto giro di riciclaggio, con possibili collegamenti con la criminalità organizzata di origine campana.
I successivi approfondimenti condotti dalla Dia di Bologna tramite accertamenti bancari, intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali, nonché servizi di pedinamento, hanno permesso sgominare un sodalizio che si occupava di emettere di fatture per oltre 10 milioni di euro nel solo biennio 2019-2020 e al “lavaggio” del denaro illecitamente accumulato grazie alle frodi fiscali.
Il sistema delle false fatture
Le investigazioni hanno evidenziato che "l’importo bonificato a fronte delle fatture per operazioni inesistenti veniva sistematicamente monetizzato tramite prelievi effettuati da alcuni indagati, cosiddetti “cavalli”, che retrocedevano il contante alle aziende utilizzatrici delle fatture false, previa trattenuta di una percentuale pari a circa il 10% dell’imponibile riportato nei documenti che andava a remunerare l’organizzazione criminale”.