Boarini Milanesi: ecco la borsa che costa come 30 appartamenti

L'azienda bolognese l’ha prodotta in tre esemplari, da 6 milioni di euro l’uno: per i fondatori "è la più costosa mai creata"

La borsa Boarini Milanesi costa 6 milioni di euro

La borsa Boarini Milanesi costa 6 milioni di euro

Bologna, 26 novembre 2020 - Girare con il valore di circa 30 appartamenti appeso al braccio è possibile. Basta comprare una borsa da sei milioni di euro. Ne esistono tre al mondo, prodotte da Boarini Milanesi, marchio bolognese di borse di lusso fondato nel 2016 da Carolina Boarini (31 anni) e Matteo Rodolfo Milanesi (34). Sono in alligatore semilucido, adornate da un accessorio in pavé di diamanti e da dieci farfalle in oro bianco con zaffiri, diamanti e tormaline Paraiba: totale, 130 carati e più di mille ore di lavorazione (per la precisione 1.148), che la rendono, secondo i due fondatori, " la più costosa mai esistita al mondo". Chi ne comprerà un esemplare pagherà qualcosa come circa 200 stipendi annuali medi (lordi), ma darà una mano all’ambiente: 800 mila euro del ricavato della vendita di ogni borsa saranno devoluti a interventi di salvaguardia e pulizia degli ambienti marini. Non è una borsa per tutte le tasche, ma nemmeno per tutti i ricchi: comprare una Lamborghini Aventador in edizione limitata è un conto, comprarne 12 (grosso modo il rapporto è quello) un altro.

Molto, nel prezzo, incidono chiaramente i materiali, a partire dalle gemme: "Abbiamo selezionato esclusivamente il meglio", spiega Carolina Boarini, cofondatrice e designer di Boarini Milanesi. Ci sono la paraiba azzurro acceso, rarissima, i diamanti e gli zaffiri senza la minima imperfezione, la struttura in oro bianco a 18 carati che sostiene le gemme, "progettata – spiega Boarini – per potersi integrare alla struttura interna alle nostre borse". Anche per il resto la borsa rispetta standard altissimi: "Usiamo cuoio conciato vegetale, invece che materiali sintetici – spiega Boarini –. La borsa di fatto dura in eterno". Un aspetto particolarmente rilevante per questa piccola realtà, che conta dieci persone al lavoro a Bologna impegnate in tutte le fasi dalla progettazione all’assemblaggio dei prodotti: "Crediamo molto che sia meglio acquistare meno prodotti ma di maggior qualità – insiste la cofondatrice –. Ci siamo accorti che si acquistano tante cose, le si tengono nell’armadio e poi non si usano ma si buttano via".

Destino che Boarini e Milanesi non auspicano per i loro prodotti: "Vogliamo che i prodotti di quest’anno restino belli e indossabili tra 50-60 anni". Il ragionamento è che questo porterebbe a un risparmio sul lungo periodo e a benefici per l’ambiente (i consumi diminuirebbero). Per le borse ’normali’, i modelli più economici costano 1.900 euro: "Abbiamo molti clienti nel range 3-5.000 euro, ma offriamo prodotti anche da decine di migliaia". Fino a 50.000 euro, superborsa esclusa. Tutti personalizzati: si va dall’inserimento del nome del cliente (o della persona a cui è destinato il prodotto) all’ideazione da zero. E si produce solo su ordinazione. Gli esemplari venduti, mediamente, sono sotto le 300 unità all’anno.

La borsa record, che secondo i fondatori praticamente doppia il prezzo di un accessorio Mouawad venduto qualche anno fa a 3,8 milioni di dollari, si chiama Parva mea (’piccola mia’ in latino) ed è lunga 25 centimetri. L’idea nasce dalla vicenda personale dell’altro fondatore, Matteo Rodolfo Milanesi, che perse, adolescente, il padre, a cui è dedicato questo oggetto: "Trascorrevamo ogni estate al mare, tra la Grecia e la Turchia, e il momento in cui ero più felice era quando facevamo le escursioni in barca tra le isole". L’importanza del mare è richiamata dal colore delle gemme scelte. Ed è sempre il mare, quello dei ricordi di Milanesi, a ritornare, nella decisione di devolvere parte del ricavato alla pulizia di questo ambiente: "Anche se il turismo di massa era ancora lungi da venire ci capitava spesso di vedere sacchetti di plastica dispersi nell’acqua o chiazze di catrame perse dalle petroliere".

Una borsa da sei milioni rischia di essere più adeguata a un museo che a una serata, ma Boarini assicura di avere pensato anche questo: "Noi volevamo che il cliente la potesse portare anche a cena. Una cena particolare, che la renda indossabile". Insomma, la borsa "non è stata ideata con il solo scopo di creare qualcosa da conservare nel proprio caveau". Anche con questo obiettivo si è lavorato su cinque prototipi, per un anno e mezzo. La platea di potenziali acquirenti, giocoforza, è piuttosto ristretta: "Ma tra i nostri clienti c’è anche chi è interessato a qualcosa di unico".

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