Bologna, 24 gennaio 2024 – Il limite generalizzato dei 30 chilometri all’ora su tutto il territorio comunale è “arbitrario”. L’attesa direttiva del ministero dei Trasporti, capitanato dal Matteo Salvini, è articolata in sette pagine di codici, commi e sentenze della Cassazione.
Ma il succo è: le deroghe (anche al ribasso) dei limite fissato ai 50 all’ora hanno ragione di esistere solo in aree limitate, collegate a esigenze specifiche, nel rispetto del diritto alla mobilità dei cittadini.
Sempre oggi, il vicepremier e il sindaco Matteo Lepore hanno parlato del tema in videocollegamento e, al termine, il sindaco Lepore ha annunciato che il provvedimento dei 30 è salvo perché “non è in contrasto con la direttiva”.
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Il sindaco di Bologna tira dritto: “La città a 30 non è in contrasto con la direttiva Salvini”
No a tutta la città a 30 all’ora
“Qualsiasi fissazione generalizzata di limiti di velocità nel contesto urbano risulta di per sé arbitraria”, scrive il Mit, il ministero dei Trasporti che arriva diretta sul tavolo del sindaco di Bologna, Matteo Lepore. Ma non solo: sono tante le altre città che stavano valutando di imporre i nuovi limiti.
Anche perché – prosegue il documento – “l’imposizione generalizzata di limiti di velocità eccessivamente ridotti potrebbe causare intralcio alla circolazione e risultare pregiudizievole sotto il profilo ambientale, nonché dell'ordinata regolazione del traffico, creando ingorghi e code stradali”.
Dove si può abbassare il limite
Nella direttiva, il Mit elenca “le principali condizioni per abbassare il limite di 50 km/h": assenza di marciapiedi e movimento pedonale intenso; anormali restringimenti delle sezioni stradali; pendenze elevate; andamenti planimetrici tortuosi tipici di nuclei storici e vecchi centri abitati; frequenza di ingressi e uscite carrabili da fabbriche, stabilimenti, asili, scuole, parchi di gioco e simili; pavimentazioni sdrucciolevoli o curve in vario modo pericolose (ad esempio durante la cattiva stagione o in condizioni metereologiche avverse). “Nell'eventuale perimetro che circoscrive tutte le zone a velocità limitata contigue deve essere mantenuta una rete di strade con limite a 50 km/h tale da garantire i collegamenti tra punti estremi di detto perimetro”, specifica la direttiva.
Anche perché “solo tale approccio consente di fornire adeguate motivazioni in ordine alle ragioni che giustificano il ricorso ad una diversa regolazione del traffico, a tutela di primarie esigenze della collettività”.
Diritto alla mobilità
Ma non basta: la premessa da cui partire è chiara. Il potere di modificare le regole di circolazione può essere esercitato dai Comuni “nel rispetto del bilanciamento di interessi tra il diritto alla mobilità e alla libera circolazione dei cittadini e le ineludibili esigenze di promozione della sicurezza della circolazione”. Anche perché, la stessa Cassazione ha stabilito che “circolare ad una velocità troppo bassa, inadeguata rispetto al tipo di strada percorso, può risultare concausa al verificarsi di un sinistro”.
Sicurezza e scorrevolezza del traffico
Con buona pace dello spirito di Bologna 30, il ministero sottolinea che “l’imposizione generalizzata di limiti di velocità eccessivamente ridotti potrebbe causare intralcio alla circolazione e, conseguentemente, risultare pregiudizievole sotto il profilo ambientale, nonché dell’ordinata regolazione del traffico, creando ‘ingorghi e code’ stradali”. E invece, “sicurezza e scorrevolezza del traffico” sono esigenze parimenti importanti che devono essere armonizzate.
Non è vero che più piano è più sicuro
Lo stesso ministero dei Lavori Pubblici, in una direttiva del 2006, ricorda che “la presunzione di una maggiore sicurezza, che deriverebbe dall'imposizione di limiti massimi di velocità più bassi del normale, è puramente illusoria; l'esperienza insegna, infatti, che divieti non supportati da effettive esigenze vengono sistematicamente disattesi, dando luogo, altresì, ad una diseducativa sottovalutazione di tutta la segnaletica prescrittiva e, talvolta, all'irrogazione di sanzioni che non hanno un reale fondamento”.
L’incontro in videoconferenza
Ministro e primo cittadino hanno interloquito oggi in videocollegamento. "È stata l'occasione, in un clima cordiale e costruttivo, per fare il punto della situazione con l'obiettivo di tutelare la sicurezza senza danneggiare gli utenti della strada", fanno sapere gli staff di Salvini e di Lepore.
Il ministro leghista ha ribadito che i 30 all'ora generalizzati "non sono coerenti con le indicazioni del Codice della strada e potrebbero causare più problemi che benefici", mentre il sindaco dem ha avuto modo di "illustrare l'impianto del provvedimento adottato a Bologna e gli elementi di coerenza con le norme vigenti e con lo schema di direttiva. Ha ribadito ampia disponibilità al confronto e alla collaborazione". Ministero e Comune, ora, si scambieranno i materiali tecnici dei provvedimenti e proseguiranno insieme nel lavoro di monitoraggio.
Anci: “Lavoriamo insieme”
"Apprezziamo l'invito del ministro Salvini a confrontarci sul testo della sua direttiva – sottolinea il presidente dell'Associazione dei Comuni italiani, Antonio Decaro – e a condividere le scelte sui limiti di velocità nelle aree urbane. La sicurezza di pedoni, ciclisti e automobilisti è da sempre la priorità assoluta di tutti i sindaci. Da molti anni - continua Decaro - d'intesa con tutti i livelli istituzionali. a cominciare dal Mit, svolgiamo opera di convincimento sull'importanza di rispettare le regole della strada, e sulla correlazione diretta che c'è fra la sicurezza di pedoni e ciclisti e la velocità del traffico automobilistico”.