Bologna, 24 gennaio 2024 – Se ne parla al bar, se ne parla in palestra, se ne parla a Domodossola, se ne parla a Canicattì, se ne discute a qualsiasi latitudine dello Stivale. E se ne parla nelle sedi istituzionali come se ne parla nei media internazionali. Guardian, New York Times, giornalino della parrocchia: la Città 30 è di tutti, nel senso che tutti vogliono parlarne. Pro e contro, il dibattito è di fuoco dal 16 gennaio, la data fatidica dell’inizio dei controlli.
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Il Grand Prix della Città 30 è la vita di tutti noi, di chi va a lavorare, di chi deve attraversare una città, di chi deve portare un proprio caro in ospedale oppure i figli a scuola, di chi deve partire per un lungo viaggio. Bologna andrà avanti per alcune settimane, il sindaco Lepore l’ha detto a più riprese: passerà un periodo di rodaggio, le multe sono poche per ora, se modificherò qualcosa lo deciderò tra un po’ di tempo. L’apertura alle modifiche c’è stata, ma Bologna valuterà caso per caso e dietro comprovate motivazioni. Veri e propri dietrofront Lepore non è intenzionato a farli, ci sarà qualche aggiustamento. Il ministero dei Trasporti in ogni caso non ci sta e ha già varato il suo riordino totale alla gara di velocità, se così si può dire, tra le città.
Nel nostro podcast il punto della situazione. Dopo l’esempio di Bologna che tante polemiche ha suscitato, sembra che già molti altri centri italiani stiano andando verso questa direzione. La prima città che dovrebbe passare ai nuovi limiti nel centro urbano sarà probabilmente Torino: qui il limite dei 30 dovrebbe essere valido nelle strade senza diritto di precedenza, mentre nel resto della città sarà di 50 orari. Ancora non si conosce la data dell’inizio del provvedimento. Quello che però molti non sanno è che questo limite è già attivo da tempo in diversi altri centri urbani italiani. Città più popolose, come Roma e Napoli, non sembrano aver ancora intrapreso questa strada, mentre Milano, dopo l’annuncio del sindaco Beppe Sala, non ha ancora stabilito una data.